9 aprile 2014

La filosofia di Matteo Renzi. 2




La puntata precedente: La filosofia di Matteo Renzi

Proseguiamo, continuando a leggere il sito ufficiale di Renzi.
Questa volta leggiamo la sezione dedicata ai libri da lui stesso scritti.

Del primo, citato nell'auto-presentazione, (Mode – Guide agli stili di strada e in movimento) non si trova nulla,  né è presente in Amazon.

Il secondo - Ma le giubbe rosse non uccisero Aldo Moro. La politica spiegata a mio fratello (1999), scritto con Lapo Pistelli - è un tentativo di avvicinare i giovani alla politica, e la politica ai giovani.

Il terzo - Tra De Gasperi e gli U2. I trentenni e il futuro (2006) - è ancora sul tema di come i giovani, ma qui si parla dei trentenni, vivono la politica. Nella scheda di presentazione (identica a quella su Amazon) compare un termine che va tenuto d'occhio: nuovismo ("I profeti del nuovismo fanno fatica a crederci, ma ha già superato la boa dei trenta anni una generazione che ...." ). Il dizionario Sabatini Coletti definisce così il termine: "esaltazione acritica del nuovo, delle novità, del cambiamento".

Nella scheda del quarto - A viso aperto. Ecco come il nuovo sindaco governerà Firenze (2008) - è riportata una frase che voglio riproporre qui per commentarla:   “Sono un ragazzo fortunato. E non solo perché ‘mi hanno regalato un sogno’, come cantava qualche anno fa Jovanotti. Ma anche e soprattutto perché la sorte, il destino, la vocazione mi hanno portato – almeno per il momento – a svolgere un mestiere bellissimo e affascinante: il politico.
A questo punto un potenziale lettore avrà già riposto il libro sullo scaffale. Qualche anima pia, magari, avrà chiamato per sicurezza il 118. E probabilmente anche i miei amici più cari mi telefoneranno per sapere se davvero sono sicuro di sentirmi bene.
Non vivo su Marte e so che in tempi di casta e antipolitica il servizio che svolgo è al centro di una polemica devastante.

Fare politica non è sexy. Sei giudicato come un ambiziosetto che punta alla visibilità e alla carriera quando ti va bene, come un aspirante manigoldo quando sei meno fortunato.
Eppure continuo a pensare che fare politica sia un dovere civico, una sfida da non rifiutare” .
Ci sono due aspetti da sottolineare, secondo me: la politica come passione e vocazione, la politica come dovere civico. Traspare da queste parole e anche dai temi scelti per i due libri precedenti che Renzi ha un'autentica passione per la politica: ama il suo mestiere di politico (e questo già non è poco), e in più vorrebbe comunicare questa passione agli altri, usando anche la leva etica, parlando quindi di politica come dovere, come servizio.

Dopo un libro sulla storia di Firenze (La mi' Firenze, 2010), pubblica nel 2011 Fuori!. La scheda inizia con: "I sogni, le idee, le speranze di una nuova generazione". Torna la parola nuovo. Renzi si presenta come portatore di rinnovamento. Altre frasi della scheda che voglio commentare:  Alla fine del suo primo mandato come presidente della Provincia di Firenze, gli era stata assicurata la rielezione. Renzi però non ha voluto fare il pollo di batteria e ha deciso di partecipare alle primarie per candidarsi a sindaco di Firenze, senza l’appoggio dei vertici del suo partito, il Pd.
Le ha vinte, è stato eletto, e oggi è il sindaco più amato d’Italia. Ora vuole darsi da fare per tirare fuori il Paese dal pantano in cui l’ha cacciato una politica vecchia e asfittica. In questo libro racconta come i campi scout gli abbiano insegnato che nella vita ognuno deve prendersi le sue responsabilità, e come su quelli da calcio (dove ha fatto l’arbitro) s’impari che non sempre si ha il tempo di pensare: occorre decidere e fischiare.   Troviamo qui, ancora, un elemento che avevo già rilevato nel post precedente sulla filosofia di Renzi. "Non sempre si ha tempo di pensare: occorre decidere". Renzi è uomo d'azione. Si sente che ha una sorta di fretta esistenziale. Fretta di agire per cambiare le cose, per rinnovare. A discapito, però, del pensiero. Si vive, con Renzi, in pieno la dicotomia tra teoria e prassi: pur essendo ovvio che non esiste nessuno, nemmeno Renzi, che segua la pura prassi, l'agire puro, senza pensiero, è abbastanza evidente che Renzi tra le due cose dà priorità al fare. Forse perché è convinto che nessuna teoria potrà mai prevedere tutto o risolvere ogni problema conoscitivo. O forse perché ritiene che se si vuol farsi guidare dalla teoria si rischia di rimandare troppo l'azione (la teoria richiede tempo!). O forse perché la situazione attuale richiede interventi rapidi... Tutto ciò non significa che Renzi sottovaluti l'importanza della conoscenza. Ritengo però che Renzi abbia ben presente che il tempo passato a studiare un problema, sviscerandone tutti gli aspetti e i risvolti, è tempo prezioso che interrompe il tempo impiegato per agire. La teoria costa tempo e interrompe l'azione. "Non sempre si ha il tempo di pensare": in certe situazioni (critiche) è più importante la velocità nel trarsi d'impaccio che non il ragionare su come farlo.
Resta però, stando a quanto emerso fino a qui, una scarsa propensione teorica di Renzi. A questa impressione associo una critica a Renzi che ho sentito fare da Massimo Cacciari (intervistato da Daria Bignardi alle Invasioni Barbariche): Cacciari diceva che manca finora una visione "di sistema" che accompagni il percorso di riforme iniziato da Renzi. In altri termini: abolire il Senato, abolire le province, ... ma qual è il quadro istituzionale complessivo verso cui si vuole andare? Riconoscere una tendenza di fatto, nelle recenti fasi politiche italiane, verso il presidenzialismo? Ripensare a una forma seria di federalismo? Il merito di Renzi, secondo Cacciari, è quello di aver finalmente messo in moto un processo di rinnovamento che era necessario da tempo, ma non si capisce ancora verso dove, qual è l'obiettivo finale e complessivo di questo processo.




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