Partiamo da un'ipotesi: che sia la vita, e solo questa, a produrre strutture reali: le specie viventi. Mentre il resto no.
Prima obiezione: che il confine tra vita e non-vita è sfumato: i virus sono vita?
Seconda obiezione: che anche il resto (che poi è la maggior parte del mondo) esibisca strutture: tavola periodica degli elementi, le leggi naturali...
Risposta a entrambe le obiezioni: modifico l'ipotesi iniziale e mi sposto su altra ipotesi più elastica: che ci sia un dualismo tra due tendenze fondamentali. La tendenza verso l'ordine e le strutture e la tendenza verso il disordine e la "de-strutturazione" (o il caos). Due forze, due princìpi. Là dove prevale la forza ordinatrice si va verso la vita, là dove prevale la forza disordinatrice si va verso la non-vita. Quindi la forza prevalente sarebbe quella caotizzante, con zone di eccezione dove la forza ordinatrice compete con l'altra, pur restando inferiore, come sul pianeta Terra. Questo però significherebbe anche che ovunque, dispersa in ogni punto del mondo, vi è anche la forza ordinatrice, pur agendo debolmente. Ciò spiegherebbe la possibilità di formulare leggi fisiche, studiare le strutture della materia inanimata.
La morte degli esseri viventi sarebbe il segno della prevalenza di fondo, anche nelle zone di maggiore competizione, della forza destrutturante.
Questa seconda ipotesi (dualismo: tendenza vivente vs tendenza non-vivente) sarebbe connessa a una tesi: Schopenhauer ha compiuto un errore basilare. Schopenhauer ha ritenuto cuore metafisico del mondo la vita, ma ha inteso la vita come impulso cieco, irrazionale, e ha interpretato le strutture, l'ordine, le leggi scientifiche, come illusioni che scaturiscono dall'ottica umana della "rappresentazione", in ultima analisi dalla tendenza umana a conoscere il mondo. Invece la mia ipotesi metafisica non gioca sulla contrapposizione fra apparenza e realtà, fra punto di vista soggettivo-mentale (che produrrebbe illusorie strutture) e oggettivo nucleo in sé (accessibile osservando cosa accade nel corpo vivente dall'interno...).
Terza obiezione (o prima rispetto alla seconda ipotesi, che però è una modificazione della prima...): che se vi sono queste due "forze", "tendenze", "princìpi", debba esserci anche una qualcosa che fa da "sostrato", da "campo" nel quale queste due forze agiscono.
Risposta alla terza obiezione: sì, potrebbe esserci, ma non andrebbe inteso come materia, in quanto la materia (o ciò che equivale a questo termine nelle versioni scientifiche più avanzate, comprendenti l'energia...) è già il prodotto, variegato, dell'azione delle due forze in proporzioni variabili. No, casomai il candidato più idoneo a fare da "sostrato" o "campo" in cui agiscono le due forze metafisiche che sto ipotizzando sarebbe lo spazio (o lo spaziotempo...). Quindi ontologicamente esisterebbero solo tre cose: lo spazio (sul tempo ho dubbi) e le due forze. Ma lo spazio non sarebbe il vuoto, una sorta di infinito contenitore vuoto, sarebbe qualcosa che ha una sua consistenza ontologica, sulla quale agiscono le due forze, producendo la varietà delle cose.