12 gennaio 2012

La filosofia in Jovanotti. Riflessioni filosofiche sull'album ORA. Terza puntata





Voglio provare adesso a dire qualcosa sulla canzone L'elemento umano, una delle più scopertamente filosofiche.

Il "ritornello" si compone di queste due frasi:

Noi siamo l'elemento umano nella macchina

e siamo liberi sotto alle nuvole.




Questo ritornello compare tre volte. La prima e la terza, dopo alcune ripetizioni delle stesse due frasi, il ritornello si conclude con questa variante:
e ci facciamo del male per abitudine.

Sicuramente il tema è la libertà umana, una libertà che non viene affermata come totale, assoluta, ma condizionata: circondata, direi, da un contesto deterministico, meccanicistico, o comunque da un intreccio di conseguenze dell'agire umano che sfuggono agli agenti stessi. Ascoltando le "strofe", le parti in cui il testo procede senza ripetizioni, si ha la sensazione che Jovanotti osservi l'agire umano con una certo distacco, da una certa distanza, e registri l'andare in avanti e all'indietro, il continuo arrabattarsi inseguendo sogni, progetti, propositi, intenzioni e il continuo constatare che tutti i nostri sforzi non costruiscono mai niente di veramente duraturo. Cito qualche frammento:


si parla coi cani, si stringono mani

si fa spesso finta di essere qualcosa

si guarda il tramonto, si arriva in ritardo

ci piovono addosso macerie di vita esplose

si fanno dei figli,

si sognano sogni

si fanno castelli di sabbia sul bagnasciuga

si infilano perle di vetro nelle collane e si progetta una fuga




si accusano gli altri, si saltano i pasti

si scende sotto a portare la spazzatura

si spianano rughe, si spigano spighe

si fa i conti con i mille volti della paura

si nasce in un posto, si prende una barca per arrivare dove poter nascere ancora

si mettono fiori tra pagine di diario per ricordarci un momento di vita vera



Si fanno dei piani, si stringono mani

si firmano accordi che prevedono una penale

si sputa per terra, si perde la guerra

Si pensa che alla fine poi tanto e' sempre uguale

si muove la torre, si copre l'alfiere,

Si passa una giornata a difendere cio' che e' perso




si scopre di avere un immenso potere ma non e' mai abbastanza




Quest'ultima frase mi sembra riassumere il senso generale della canzone, e questo senso lo espliciterei dicendo che le azioni umane si sollevano, emergono al di sopra del livello della grande macchina degli eventi imperscrutabili, e poi però ritornano dentro la grande macchina; navigano al di sopra e dentro di essa, possono costruire cose, adottare strategie, ma il potere delle azioni umane non è mai abbastanza per riuscire a modificare la macchina stessa nel suo insieme. Siamo una parte libera di una totalità non libera; possiamo gestire, faticosamente, la nostra vita, ma dobbiamo fare quotidianamente i conti col fatto che la nostra vita è intrecciata e collegata con meccanismi e ingranaggi molto più grandi della nostra capacità gestionale.

Detto questo resta da capire la frase di chiusura dei ritornelli: "e ci facciamo del male per abitudine".
Innanzitutto bisogna decidere in che senso intendere "ci facciamo del male": male a noi stessi, male agli altri, male alla specie umana? Decidiamo per tutti e tre i sensi insieme, anche perché in fondo sono tutte cose collegate. E cosa vuol dire fare del male per abitudine?
L'abitudine è il contrario della scelta, quindi con questa frase Jovanotti sembra alludere alle tesi della Arendt sulla banalità del male, e quindi anche, in fondo, alla tesi socratica dell'assenza di pensiero e di ragione come radice del male. Il male quindi non sarebbe frutto dell'esercizio della libertà, ma sarebbe proprio il risultato del non riuscire a esercitarla, il risultato del restare presi nell'ingranaggio della grande macchina, che risponde a logiche non umane...

8 gennaio 2012

La filosofia in Jovanotti. Riflessioni filosofiche sull'album ORA. Seconda puntata

Non affronterò qui le "canzoni d'amore" dell'album, che sono tante e molto belle. Salterò quindi Tutto l'amore che ho, Le tasche piene di sassi, Amami, Il più grande spettacolo dopo il big bang... Devo dire però che se si vuole avere una visione completa del "mondo" di Jovanotti bisogna ascoltarle e apprezzarle, e rendersi conto che molto del suo modo di pensare e affrontare la vita è sostenuto, evidentemente, dalle sue esperienze amorose, dalla sua grande capacità di amare e di ricevere amore. La spina dorsale del famoso ottimismo di Jovanotti è certamente l'esperienza amorosa, che lui è in grado di esprimere in modo eccellente e che ha naturalmente una dimensione universale: la quantità di spazio che dedica a questo argomento, nell'economia dell'album, sta a significare la grande importanza che questa componente ha per lui ma anche l'importanza che deve avere per ciascuno, se vogliamo imparare qualcosa dalle sue canzoni. Impegnarsi in un rapporto amoroso, viverlo fino in fondo, è tra le cose fondamentali, a cui nessuno deve rinunciare. Amare e lavorare furono indicati un giorno da Freud come i due aspetti fondamentali della vita umana.
Pur non affrontando la tematica dell'amore, voglio ricordare qui due frammenti che danno un po' la misura della profondità di Jovanotti su tale argomento.

tu fai ciò che voglio
mentre faccio ciò che vuoi
( in Amami)

che abbiamo fatto a pugni,
io e te, io e te...
fino a volersi bene,
io e te, io e te...
( in Il più grande spettacolo dopo il big bang)

La capacità di sostenere l'altro nei suoi desideri, la necessità di affrontare la negatività, l'aggressività, per riuscire ad arrivare ad un rapporto vero, profondo, sono elementi essenziali dell'amore che Jovanotti mostra di conoscere molto bene.

4 gennaio 2012

iPad: le mie (iniziali) esperienze

Ho deciso di comprare un iPad2 da circa un mese e mezzo.
Perché l'ho fatto?
Vero motivo: sono rimasto affascinato dalla pubblicità vista in tv, e ancora più affascinato quando l'ho provato alla Fnac.
Devo confessare che da quando lo possiedo è iniziata una sorta di innamoramento per questo oggetto, che ha per me qualcosa di magico.
Cerco adesso di razionalizzare, di capire in cosa consiste questo fascino.
Ha quasi le stesse potenzialità di un pc portatile ma molta meno memoria, e, altra cosa in meno, non si possono scaricare programmi da internet. In compenso però si possono scaricare innumerevoli "app", cioè applicazioncine che servono a fare un po' di tutto, "mimando" quello che può fare un pc, ma anche altre cose, concepite appositamente per l'iPad.
Il fascino e la specificità dell'iPad, a mio avviso, risiedono nella sua grande maneggevolezza, trasportabilità e autonomia (batteria che dura come quella di un cellulare, quindi rende l'oggetto veramente autonomo dall'alimentazione a corrente: lo puoi usare un po' dovunque, per esempio io lo sto usando molto a letto, la sera prima di addormentarsi o sul divano, in poltrona...) e nelle potenzialità dello schermo " toccabile": la tastiera non esiste, o meglio compare una tastiera virtuale quando occorre, e scompare quando non serve, e il contatto diretto con lo schermo, per scrivere, disegnare o per giocare, è molto più bello che non l'uso del mouse.
Sì, ma cosa ci fai?
Posso dire quello che ci sto facendo io da quando ce l'ho.
Innanzitutto navigare in rete in totale libertà (unico vero problema: il costo della connessione 3G, certamente troppo elevato e troppo vincolato, o dalla durata o dalla quantità di byte scaricati - parlo per esperienza con Tim, ma credo che la situazione sia analoga con altri gestori...).
Leggere il quotidiano, abbonandosi alla versione digitale. Adesso poi la Repubblica fa un'edizione serale concepita apposta per essere fruita sull'iPad.
Prendere appunti di qualsiasi tipo, scrivendo su tastiera, scrivendo a mano (ma bisogna comprarsi una penna speciale: una biro con il cappuccio non agisce sullo schermo), disegnando (vedi la app NOTE e PENULTIMATE).
Avere un'agenda elettronica sempre pronta e precisissima
Avere una rubrica di CONTATTI espandibile all'infinito, su cui segnare non solo i nomi e i numeri di telefono, ma anche gli indirizzi mail, collegata con la propria posta elettronica.
Poter scrivere e archiviare documenti come sul pc (app PAGES).
Avere un navigatore sempre a portata di mano (app MAPPE)
Avere un archivio di immagini (foto fatte con l'iPad stesso o immagini create con i programmi che l'iPad supporta, o immagini scaricate dal web) sempre a disposizione, da poter mostrare agli amici come sfogliando un album.
Avere la propria musica preferita a disposizione.
Disegnare/pitturare: iPad è particolarmente stimolante per chi ha questa passione. App come TAVOLOZZA o ARTSTUDIO forniscono versioni semplificate di programmi tipo Photoshop, sfruttando l'immediatezza del segno tracciato direttamente con il dito. I colori sono particolarmente brillanti, luminosi... A me ha fatto tornare la voglia di disegnare, che giaceva sopita nel mio inconscio da molto tempo.
(ho appena scoperto che David Hockney apprezza molto usare l'iPad... Vedi David Hockney's iPad art)
Giocare. Sono innumerevoli i giochi che si possono avere sull'iPad, ma fra i tanti voglio segnalare quello che per ora è il mio preferito, e che è molto legato alla natura del mezzo stesso per il quale è stato concepito. Si tratta di LINE ART, un gioco che definirei di "intrattenimento estetico". Lo schermo si popola di infiniti corpuscoli luminosi che reagiscono al tocco delle dita secondo leggi misteriose (attrazione/repulsione fra il magnetico, il gravitazionale, il biologico) formando figure geometriche o caotiche. Riproduco qui sotto qualche esempio (mentre si gioca è possibile scattare delle foto di quello che si sta creando, quasi come si fosse un dio che mentre plasma la materia volesse documentare la propria opera...).
Altro uso, che ho appena iniziato a scoprire, è quello di usare iPad come lettore per ebook (app IBOOKS): bella la funzione di poter evidenziare e scrivere le proprie annotazioni al testo che si sta leggendo.





Ecco qualche immagine creata da Hockney con l'iPad: