E’ uscito nel settembre 2009 un nuovo libro di Franca D’Agostini dal titolo Paradossi, edito da Carocci (e sta per uscire Verità avvelenata. Introduzione all’analisi del dibattito pubblico, edito da Bollati Boringhieri). Si tratta a mio avviso di un libro non facile per l’oggettiva complessità della materia trattata, ma avvincente, sia perché i paradossi hanno l’intrinseco potere di catturare la nostra mente (un potere quasi “ipnotico”) sia perché testimoniano un aspetto importante della ragione o logos su cui si basa l’Occidente. La natura intrinsecamente paradossale del logos, già emersa nel pensiero antico, esplode nel Novecento, accompagnata dalla consapevolezza e dalla auto-riflessione. E’ un tema che l’autrice aveva già affrontato in opere precedenti, in particolare nell’introduzione alla Breve storia della filosofia del Novecento. L’anomalia paradigmatica e in Logica del nichilismo, ma che qui prende di petto analizzando, classificando e riflettendo su ben 79 paradossi e quasi-paradossi.
Uno dei più semplici, anche perché si tratta in realtà di un “quasi-paradosso”, cioè di un paradosso nel quale la contraddizione resiste solo fino a quando non ci rendiamo conto dell’ambiguità o della perplessità filosofica che nasconde e non prendiamo una decisione in merito, è quello del trapianto del cervello, che l’autrice propone in questa forma:
Un anziano professore, illustre studioso ma di salute cagionevole, propone a un suo studente, ignorante ma giovane e atletico, di effettuare un trapianto e scambiarsi i cervelli: il giovane avrà il suo proprio corpo ma con un brillante e dottissimo cervello; il vecchio avrà il proprio cervello, ma con un corpo giovane e in ottima salute.
(1) Chi rimarrà però con il corpo vecchio e il cervello vuoto?
(2) Chi ci guadagna fra i due?
Ho voluto provare a proporre in tre delle mie classi di quest’anno (una quarta e una quinta di liceo scientifico e una seconda di liceo classico) questo paradosso come se fosse un problema da risolvere: divisa la classe in gruppi di tre-quattro studenti, a ciascun gruppo ho distribuito un foglio con il testo assegnando il compito di leggerlo, discuterne, cercare una soluzione condivisa ed esporla in un breve testo scritto, riservandomi l’ultima parte dell’ora per leggere, nel gruppo classe ricostituito, le soluzioni e dare una spiegazione finale sul problema filosofico che genera il paradosso stesso.
Gli studenti hanno reagito molto bene, subito catturati dalla paradossalità del problema proposto, accalorandosi nella discussione fra loro e ogni tanto interpellandomi (“prof! Ma qui ci dev’essere un errore! Qualcosa non quadra!!” E io: “E’ proprio questo il problema…”). Io suggerivo di provare a disegnare schemi per chiarirsi le idee e spesso il consiglio è stato seguito. In tutte e tre le classi mi sono reso conto che un’ora di tempo era troppo poco. In ogni caso, mettendo fretta ai gruppi, ho ottenuto risultati interessanti.
Alcuni gruppi sono andati in confusione, rispondendo ad esempio così:
(2) Non c’è un guadagno. (2B)
Alcuni hanno risposto presupponendo che l’identità risieda nel corpo:
(2) Il giovane. (4F)
(1) Il vecchio professore
(2) Ci guadagna il giovane perché avrà un corpo atletico e un cervello intelligente, se si considera che nella premessa si parla solo di scambio di cervelli, non di corpi! (2B)
Alcuni hanno risposto assumendo implicitamente o esplicitamente (rendendosi conto, in questo secondo caso, della necessità di dover assumere una decisione teorica) la tesi che l’identità della persona risieda nel cervello:
(2) Il vecchio, perché avrà la sua mente brillante e il corpo del giovane. (5C)
(1) Prendendo come esempio Cartesio, secondo la cui teoria l’anima si trova nella ghiandola pineale possiamo dire che cambiando cervello cambia anche l’anima quindi l’anima del giovane, quindi il suo cervello, si trova nel corpo cagionevole.
(2) A guadagnarci sarà l’illustre professore che trasferirà la propria anima nel corpo giovane. (4F)
Partendo dal presupposto che l’identità del prof. e dello studente coincidano con i rispettivi cervelli, lo studente si troverà in un corpo vecchio con il suo cervello, mentre il professore otterrà di avere il suo cervello in un corpo giovane.
Infatti non è possibile cambiare il proprio cervello restando se stessi (4F)
Un gruppo ha colto il problema di fondo che si cela nel paradosso, ovvero la questione se l’identità della persona risieda nel corpo o nella mente (nei termini del paradosso: se l’identità personale sia il corpo o il cervello). Se l’identità è nel corpo ci guadagna lo studente, se l’identità è nel cervello ci guadagna il professore:
Tesi B: ci guadagna il vecchio perché ipotizzando che l’anima risieda nel cervello il vecchio avrà la stessa mente in un corpo giovane
La conclusione è che non si può dare una soluzione universale poiché non abbiamo la prova scientifica del luogo in cui risiede l’anima. (5C)
In un caso si è rifiutata la questione, superandola attraverso uno spostamento su un piano morale: