29 novembre 2019

G. Piana, Appunti per una introduzione alla filosofia (1983): riassunto e commento




Riassunto (il testo di Piana è scaricabile gratuitamente, come tutti i suoi altri testi, dal suo archivio on line)

I.
RAPPORTO DELLA FILOSOFIA COL TEMPO
1. La filosofia passa disordinatamente dal presente al passato e viceversa, sognando il futuro.
2. La storia di un problema filosofico è fondamentale, ma la filosofia può anche proporre un problema come se esso fosse senza storia.
3. A volte la filosofia si fa carico delle urgenze del presente, ma volte sembra del tutto avulsa dal presente.

II.
IL PROBLEMA DELLA DEFINIZIONE DELLA FILOSOFIA E LA GENERALITÀ DELLA FILOSOFIA
1. Esistono orientamenti di pensiero profondamente diversi tra loro, quindi molteplici definizioni di "filosofia".
2. È sbagliato cercare la definizione "giusta" o "vera" della filosofia: dobbiamo invece prendere posizione sugli scopi e i limiti della riflessione filosofica. Le definizioni di "filosofia" dei filosofi sono prese di posizione.
3. Nella tradizione vi è l'idea della generalità della filosofia. Il filosofo sarebbe allora un "tuttologo"? Molti contestano ciò e sostengono che la filosofia sia una specializzazione.
4. Noi vogliamo riprendere l'idea della generalità, ma insieme sostenere anche che la filosofia non produce conoscenze "scientifiche" né conoscenze di ordine "superiore": la filosofia non ha da insegnarci nulla.
5. L'idea della generalità va allora intesa in questo modo: la filosofia è libera di spaziare con la sua riflessione ovunque, senza metodo, o con un metodo proprio, o con una pluralità di metodi.

III.
DIFFERENZA FRA LA FILOSOFIA E LA SCIENZA
1. La scienza interviene quando non sappiamo qualcosa; la filosofia interviene quando siamo confusi su qualcosa.
2. La tipica opposizione, nella prospettiva scientifica, è fra ciò che è noto e ciò che è ignoto; nella filosofia l'opposizione è tra ciò che è oscuro e ciò che è chiaro.
3. Wittgenstein: "La forma di un problema filosofico è 'Non mi ci raccapezzo'" (Ricerche filosofiche).
4. La confusione può essere anche soggettiva, come un 'inquietudine, uno smarrimento; in tal caso la filosofia vorrebbe mostrarti una strada.

IV.
IL VERSANTE "IDEOLOGICO" DELLA FILOSOFIA
1. Ciascuno ha un suo "modo di pensare". Cosa intendiamo con questa espressione? Non si tratta di un piccolo sistema di idee, non è un complesso di opinioni. Accompagna il mio essere personale, ma non so da dove viene ( è "implicito", inconsapevole), né mi chiedo di quali pensieri consiste.
2. Possiamo cogliere il modo di pensare di qualcuno osservando un suo giudizio (una sua valutazione su qualcosa), una sua opinione dichiarata, un suo modo di agire o di parlare, un suo comportamento.
3. Il modo di pensare si manifesta sia nei momenti delle grandi decisioni, sia in tutte le minuzie della vita quotidiana.
4. Il modo di pensare viene inculcato, proviene dall'esterno: dal costume, dall'educazione ricevuta, dalla tradizione, dalla religione, dalla cultura diffusa in generale (etica, morale, religione, storia, sapere, tradizioni).
5. Si diventa filosofi quando si decide di abbandonare il modo di pensare che abbiamo ricevuto originariamente. Nella crisi del modo di pensare la filosofia mostra possibili vie d'uscita, proponendo poi, a sua volta, dei modi di pensare alternativi.
6. La filosofia produce e propone una concezione del mondo / Weltanschauung / "ideologia"/ modo di pensare / modo di vedere.
7. La filosofia è critica delle ideologie inculcate. Nasce dall'esigenza di un modo di pensare autonomo, nasce dalla critica del preconcetto. Propone una "ideologia", intesa come patrimonio di idee che è necessario per uno stare al mondo provvisto di senso.
8. Se invece con "ideologia" si intende una dottrina già fatta, dove tutto è già stato pensato e non può essere messa in discussione, allora questa non è filosofia, si oppone alla filosofia.
9. In quanto ideologia filosoficamente prodotta, la filosofia è in relazione con la vita, con l'esistenza individuale e con l'esistenza sociale, nella loro determinatezza storica. Occorre distinguere fra un modo di pensare il mondo e un modo di sentire il mondo. Dietro una filosofia può esserci un nucleo affettivo, o un interesse presente nel conflitto storico-sociale. La filosofia è anche questo, ma non può ridursi a questo.
10. Le filosofie del passato si possono comprendere su due livelli: il loro contenuto teoretico e la loro curvatura ideologica (questo secondo livello mette in gioco il loro rapporto con l'epoca storica nella quale nascono).

V.-VI.
IL VERSANTE TEORETICO DELLA FILOSOFIA
1. Un progetto filosofico dà una forma a un modo di pensare. Dobbiamo cogliere l'orientamento che risulta dall'insieme di questa forma, ma l'orientamento, se è proposto da una filosofia, deve essere scelto per delle ragioni, deve essere ben fondato.
2. Non si tratta però di una validità basata sull'opposizione vero-falso. "Avere ragione" non si identifica con "dire una cosa vera". La forza di una filosofia è la sua forza argomentativa. Vi sono buone e cattive argomentazioni, differenze di peso fra le ragioni che sostengono un orientamento. Una filosofia si mette sempre alla prova della discussione. La confutazione scettica fa parte delle discussioni. La filosofia non è mai dogmatica.
3. La consistenza teoretica della filosofia riguarda uno spazio che non è (e non deve, anche se può, esserlo) connesso con il lato "ideologico" della filosofia. Questo spazio è occupato dai problemi filosofici e dalle questioni fondamentali (o "di principio", o "ultime").
4. I problemi filosofici nascono da difficoltà particolari che hanno origine nell'attività conoscitiva (sia filosofica, sia scientifica), e dipendono in genere da confusioni di ordine concettuale. Si risolvono sostanzialmente pensando (ma è utile naturalmente anche ricercare tutte le informazioni possibili). Lo scopo del pensare filosofico, nell'affrontare un problema filosofico, è quello di fare chiarezza.
5. Spesso però per fare chiarezza occorre utilizzare dei criteri, delle strutture teoriche da cui trarre metodi e sostegni. Le teorie filosofiche vengono costruite come contesti entro i quali poter chiarire uno o più problemi. Il filosofo elabora teorie come impalcature della chiarificazione.
6. Rispetto alle questioni fondamentali, invece, occorre dire che se da un lato si può porre su di esse molta enfasi (sono questioni e concetti molto importanti), dall'altro si può su di esse anche fare ironia: nel senso che non sono questioni da risolvere urgentemente, non sono un passaggio obbligato, non hanno il carattere di una méta da raggiungere, non sono questioni che hanno bisogno di essere decise affinché qualcosa abbia luogo o venga concretamente praticato.
7. Spesso, per introdurre a un problema filosofico, dobbiamo mostrare la confusione dietro all'apparente chiarezza. Il problema, altrimenti, potrebbe passare inosservato, potrebbe restare nascosto. Paradossalmente, prima il filosofo confonde, e poi inizia a fare chiarezza. Questo procedimento viene inaugurato da Socrate, il "padre dei filosofi".


Commento

Quando Piana tenne il corso Introduzione alla filosofia, inverno 1983-84, all'Università Statale di Milano, io ero fra gli studenti frequentanti il corso, attentissimo e subito conquistato dalla simpatia di Piana, per il suo modo di parlare pacato e con tratti di ironia, sempre chiarissimo nell'esposizione.
Il corso, dopo le prime lezioni che nell'edizione digitale 2001 sono riproposte, proseguì con approfondimenti sui temi dell'empirismo (con una trattazione dei fondamenti della filosofia di Hume) e della metafisica (attraverso la lettura interpretata di testi di Leibniz, Kant e Heidegger). Fu un'esperienza per me estremamente formativa, e l'immagine della filosofia che Piana mi ha trasmesso è rimasta sempre dentro di me. Successivamente un discorso metafilosofico all'altezza di quello di Piana l'ho trovato nella lettura di un saggio di Franca D'Agostini: Nel chiuso di una stanza con la testa in vacanza (Carocci Editore), e le tesi di D'Agostini le ho sempre confrontate criticamente, nella mia mente, con quelle di Piana. Successivamente c'è stata un'altra lettura metafilosofica che mi ha colpito: Prima lezione di filosofia di Casati (Laterza). In un testo nel quale provavo ad applicare un'idea di Franca D'Agostini sull'insegnamento della logica a scuola, mettevo a confronto le tesi metafilosofiche di D'Agostini con quelle di Casati. Commentando questo mio scritto, Franca D'Agostini mi scrisse una lettera metafilosofica dove chiariva e sviluppava le sue tesi. Nella mia risposta a questa lettera sono contenuti, in particolare nelle Conclusioni, elementi di confronto fra la metafilosofia di Piana e quella di D'Agostini.
Rileggere adesso il testo di Piana che ho sopra riassunto (attenzione: nel riassunto molte cose si perdono, quindi leggete il testo integralmente; inoltre: la ripartizione in paragrafi numerati è mia, e il contenuto corrisponde sostanzialmente alla suddivisione in sei parti che ha operato Piana, con qualche spostamento e accorpamento), anche a scopo di ausilio didattico per i miei studenti, che riflessioni mi suscita?

Innanzitutto noto come Piana sottolinei molto la pluralità delle filosofie, mostrando spesso come le prese di posizione dei filosofi possano essere opposte fra loro (cfr. per esempio I.2., I.3., II.1, V-VI.6.). Su questo concordo pienamente, e per questo, secondo me, la filosofia si colloca in una sorta di spazio intermedio fra l'arte e la scienza.
Inoltre noto come Piana tenda a svalutare radicalmente la portata conoscitiva della filosofia. In particolare vorrei soffermarmi criticamente sui punti V-VI.2.  e V-VI.6.
Quando Piana dice che "avere ragione" non si identifica con "dire una cosa vera" fa riferimento, credo, alla differenza tra la validità di un ragionamento o di un argomento e la verità della sua conclusione. Un ragionamento può essere valido ma portare a conclusioni false, se parte da premesse false. Ma è da considerare che fra i criteri per valutare la forza di un'argomentazione vi è anche la verità o falsità delle premesse. Quindi in qualche modo la verità, o meglio il grado di verità, di una tesi filosofica è importante, secondo me, se dobbiamo valutare una filosofia. Se una filosofia è incompatibile con le verità scientifiche, questo è un elemento che a mio avviso gioca a suo sfavore.
Quando Piana dice che le questioni fondamentali non sono questioni da risolvere urgentemente, non sono un passaggio obbligato, non hanno il carattere di una méta da raggiungere, non sono questioni che hanno bisogno di essere decise affinché qualcosa abbia luogo o venga concretamente praticato, secondo me svaluta troppo la portata teorico-pratica della filosofia. Proprio nel nostro tempo, secondo me, la filosofia dovrebbe essere molto più forte e incisiva nel sostenere visioni del mondo e teorie in grado di orientare i comportamenti individuali e collettivi verso una maggiore auto-consapevolezza e verso una maggiore consapevolezza della generale interconnessione di tutti con tutti e di tutti con il pianeta.





















23 novembre 2019

Per una nuova filosofia all'altezza dei tempi







È venuto il momento che la filosofia riprenda quota e proponga una visione all'altezza delle sfide difficilissime che il mondo contemporaneo ci prospetta.

    Le scienze continuano a sfornare conoscenze sugli aspetti più disparati della realtà e ne emerge una visione per nulla unitaria (anzi alquanto disordinata) che però converge su un punto: non è più possibile pensare a un Dio come persona (con una  volontà, una conoscenza, un potere... è impossibile che sia così simile all'uomo e si collochi però al di là dell'esperienza!) e creatore del mondo. Le scienze da una parte quindi depotenziano i tradizionali monoteismi, ma questi sopravvivono perché rispondono al bisogno di orientamento e sostegno che gli individui hanno sempre avuto ma che oggi, in un mondo che sta cambiando velocissimamente e in direzioni spesso inaspettate e pericolose, gli individui sentono ancora più forte. Le scienze non riescono a produrre un'alternativa alla religione, ma oggi gli scienziati iniziano a lanciare dei gridi di allarme, delle ammonizioni: l'emergenza climatica ne è esempio chiarissimo.

    Sta allora alla filosofia riappropriarsi della sua vocazione metafisica e, in dialogo con le scienze, andare però anche al di là del discorso scientifico, usando l'immaginazione e la ragione per rispondere a domande come "la realtà è ordinata?,  ha senso?, ha valore in sé?" Penso che la filosofia possa e debba orientare verso una nuova forma di religiosità diffusa, una religiosità che superi "le nuove guerre di religione" ma non sia una nuova teoria religiosa.

La visione che intravedo, verso la quale può portarci una nuova metafisica filosofico-scientifica e un nuovo modo di intendere la filosofia, è questa: siamo tutti interconnessi, sia con gli altri, sia col pianeta, e più in generale con il cosmo. Questa interconnessione generale dovrebbe meravigliarci ogni giorno. Non dovremmo dare nulla per scontato, dovremmo sentire fortemente l'esistenza delle altre persone intorno a noi (fino all'intera umanità, presente e futura) e il legame profondo che ci connette con tutto il resto della realtà. Questo sentire dovrebbe farci venire la voglia di conoscere, conoscersi, capire quello che succede, verificare le informazioni e le conoscenze che ci arrivano da tutte le parti. L'interconnessione generale viene riflessa e potenziata nel web ma non è solo dentro la rete, è anche e ben più forte fuori dalla rete, è fatta di leggi naturali, di leggi economiche, di leggi sociali, di leggi giuridiche, di leggi psicologiche, di rapporti causali multipli e complessi, di rapporti di potere multipli e complessi, di rapporti e conflitti inter-culturali, interpersonali, fra gruppi sociali, fra comunità nazionali, fra specie viventi, tra forze naturali.
    Questa generale interconnessione è fonte di grande energia ma è anche fonte di potenziale distruttività, può produrre equilibri meravigliosi e fecondi ma può produrre anche catastrofi immani. Sta a noi cercare di comprenderla per poterla in qualche modo indirizzare verso la prosperità, la varietà e la ricchezza generale.