19 ottobre 2010

Cosa divide Quine e Meinong e come metterli in relazione

Emilio Sanfilippo, nel suo post La strategia ontologica di Quine spiega la famosa frase di Quine "essere è essere il valore di una variabile vincolata" dicendo che secondo Quine il modo migliore per stabilire che cosa esiste è partire da una buona teoria sul mondo (possiamo intendere: una teoria scientifica) e stabilire quali sono i presupposti ontologici di tale teoria. Associa poi tale idea di Quine con la teoria dell'oggetto di Meinong, che voleva costruire una scienza di tutti gli oggetti, libera dal pregiudizio a favore del reale, che potesse occuparsi anche degli oggetti possibili, pensabili, irreali. Ci sarebbe del relativismo sia in Quine (definiamo ciò che è sempre in relazione a una specifica teoria sul mondo...) sia in Meinong (definiamo che cosa è oggetto sempre all'interno di singoli contesti o domini). Io continuo a vedere (come tutti, in generale) una profonda frattura fra Quine e Meinong, bene evidenziata nel libro di Berto L'esistenza non è logica (ma anche Sanfilippo fa notare la questione cruciale degli oggetti inesistenti...), e ritengo che la frattura sia da far risalire alla divaricazione fra metodo fenomenologico e metodo analitico: la prospettiva di Quine riflette la grande attenzione riservata dalla filosofia analitica ai risultati delle scienze naturali ed esatte, mentre la prospettiva di Meinong riflette l'interesse prioritario della fenomenologia per i vissuti e la loro classificazione, ed è attenta ai prodotti dell'immaginazione, quindi proiettata verso l'arte. L'ontologia attuale è quindi attraversata da questa scissione, che può rivelarsi però feconda se si prende coscienza della storia e delle motivazioni che stanno alla base delle due diverse prospettive filosofiche, quella fenomenologica e quella analitica, e soprattutto se si cerca di metterle in comunicazione e in rapporto di scambio considerando la loro comune radice nelle finalità più ampie della filosofia in generale.

6 ottobre 2010

FILOSOFIE NEL MONDO e Filosofia analitica

Questo video mostra l'intervento di Franca D'Agostini al 64° Convegno del Centro Studi Filosofici di Gallarate dal titolo FILOSOFIE NEL MONDO tenuto nel settembre del 2009. D'Agostini introduce alla filosofia analitica (in questo risiede anche l'interesse di questa lezione) distinguendo innanzitutto fra Tradizione analitica e Filosofia analitica, ripercorrendo la questione della distinzione "analitici e continentali" e mostrando infine la vitalità della filosofia analitica in Australia. Focalizza il suo intervento su tre questioni che mi sembrano molto importanti: 1) Tutte le filosofie nel mondo "non occidentale" sembrano essere filosofie "continentali", mentre la filosofia analitica ha delle mire imperialistiche, vuole porsi come "La Filosofia". Ma allora? Vuol dire che non ci riesce? Se ci riesce, come e in che senso ci riesce (visto che nel mondo "non occidentale" si va in direzioni diverse)? 2) Il rapporto con l'Occidente di tutte le filosofie "non occidentali" è problematico perché l'Occidente è in realtà diviso, l'Occidente in realtà non sta in occidente... 3) Nelle diverse lingue ci sono diverse metafisiche? La "nostra" metafisica viene dalla nostra lingua; c'è una stretta connesione tra linguaggio e metafisica e forse questo è un problema in quanto la metafisica insita nel nostro linguaggio potrebbe impedirci di vedere le altre metafisiche, le altre filosofie "non occidentali". Dallo stesso link è possibile accedere agli altri interventi del Convegno, nell'ordine: Filosofia latinoamericana - Pio Colonnello Filosofia islamica - Stefano Minetti La Scuola di Kyoto - Brian Schroeder La "Sindrome antimetafisica cinese" - Mario Cadonna Filosofia russa - Chiara Cantelli Filosofia africana - Lidia Procesi Filosofia analitica nel mondo - Franca D'Agostini Philosophia occidentalis - Ugo Perone