16 settembre 2013

Papa Francesco e il nuovo dialogo fra credenti e non credenti. Lettera aperta a Franca D'Agostini






Che Francesco sia un papa straordinario è ormai una constatazione frequente, quasi banale. Ma il recente dialogo che si è aperto fra il fondatore del quotidiano "la Repubblica" Eugenio Scalfari e il papa ha rinnovato la sensazione di essere di fronte a una svolta epocale nel modo di condurre la Chiesa cattolica. L'11 settembre Francesco ha scritto una lettera a Repubblica nella quale risponde ad alcune questioni che Scalfari gli aveva posto dalle colonne del quotidiano il 7 luglio e il 7 agosto. In seguito diversi intellettuali sono intervenuti, in varie occasioni, a commentare sia il contenuto di questa lettera del papa sia il fatto stesso che l'abbia scritta e il modo in cui si rivolge a Scalfari e, attraverso di lui, a tutti i non credenti.
Oggi, 16 settembre, compare un articolo su "La Stampa" di Franca D'Agostini, filosofa che, come i lettori di questo blog sanno bene, seguo da molto tempo, dal titolo La lezione di Francesco sul potere.
Quella che segue è una lettera che scrivo a Franca D'Agostini, a commento del suo articolo.


Cara Franca,

vorrei innanzitutto dirti quello che ha colpito me nel leggere la lettera del papa:
- la volontà di instaurare un dialogo aperto e diretto fra la cultura d'ispirazione cristiana e la cultura di ispirazione illuminista;
- Gesù ha avuto una forza straordinaria, un'autorità che promanava dal suo stesso essere, che ha messo al servizio degli altri, dell'umanità tutta, e questa forza stava nell'amore incondizionato verso tutti, compresi i nemici.
- la particolarità della fede cristiana sta nell'idea che Gesù sia incarnazione di Dio, Figlio di Dio, e che tutta l'umanità sia figlia di un'unico Padre; in questo trova radicamento il valore, non solo cristiano, della fratellanza di tutti gli esseri umani;
- il nesso tra verità e amore.

Passo adesso a riassumere i punti che ritengo più importanti nella tua interpretazione del messaggio di papa Francesco, per poi concludere con qualche riflessione e sollecitazione ulteriore che pongo a te.

1. Francesco sta dando una lezione su cosa è il potere, su come si esercita e su qual è il suo vero scopo.
2. di fronte a situazioni di disaccordo irriducibile, chi ha potere è chiamato a ricomporre tali disaccordi e per farlo deve usare gli strumenti tradizionali della filosofia: chiarire innanzitutto i termini, i concetti in questione e inoltre risalire alle origini del disaccordo, ai fondamenti, perché sui fondamenti è possibile ritrovare un accordo. Cito il tuo articolo: "la prima parte della lezione ci ricorda che se siamo in democrazia, esercitare il potere in casi di disaccordi irriducibili significa 'fare filosofia' ".
3. l'autorità, il potere, proviene da ciò che si è, si impone da sé (il papa faceva riferimento alla forza di Gesù che proviene, secondo la fede, dal suo essere figlio di Dio)
4. il vero potere è il potere di fare, e far fare, la pace. Ciò nel senso che Gesù ha proposto, e promosso con tutta la sua vita, l'alleanza di tutti gli uomini fra loro, che implica il primato dei deboli: "perché l'alleanza con tutti richiede il benessere di tutti".
5. "Se non riesci a fare, e a far fare, la pace vuol dire che non hai autentico potere."

Credo che la tua lettura di ciò che sta facendo Francesco sia originale e incisiva e che tale originalità derivi dall'innesto che sei riuscita a instaurare fra la "lezione" di Francesco, come la chiami tu, e le tesi che ti appartengono e che hai esposto nei tuoi ultimi lavori (da Verità avvelenata in poi), in particolare il nesso democrazia-filosofia. In più c'è questa riflessione forte che fai sullo stretto legame fra potere e costruzione della pace attraverso la ricomposizione dei "disaccordi irriducibili" (punti 2, 4 e 5).

Arrivo infine ai nodi ancora da sciogliere, secondo me.
Da un lato è sicuramente vero che c'è un fondamento comune fra cultura cristiana e cultura illuminista, che è poi il terreno su cui Scalfari e il papa stanno dialogando, ovvero la figura di Gesù con il suo messaggio dirompente e ancora attualissimo: il compito di costruire una nuova alleanza di tutti gli uomini fra loro (una vera "democrazia mondiale") è quanto di più alto la politica, d'ispirazione sia laica sia cristiana, possa proporsi.
D'altra parte esiste secondo me un "disaccordo irriducibile" fra credenti e non credenti su cui la filosofia ha ancora molto da lavorare. Mi riferisco alla vecchia e spinosa questione dell'esistenza di Dio, legata ovviamente all'altra questione di quale sia il significato del termine "Dio" per chi ha fede nella sua esistenza.
Su questo riprendo una posizione che ho già espresso in qualche post precedente, ma che riformulo adesso in modo, spero, migliore. Io penso che se per ontologia intendiamo il settore della filosofia che risponde alla domanda "che cosa esiste?", allora una delle questioni fondamentali di cui l'ontologia è chiamata ad occuparsi ancora oggi è quella se Dio esista o no, prendendo in considerazione i significati principali che il termine "Dio" ha avuto e ha oggi, nella cultura e nella fede contemporanea.
Anche su questo, insomma, occorre chiarire i termini, i concetti ("Dio") e poi andare ai fondamenti, perché molti credenti, come ricorda anche Scalfari (Repubblica 15/9) dicono di credere ma poi non sanno bene dire in che cosa e si stanno sviluppando forme di fede diverse da quelle tradizionali nei cui confronti però il non credente non riesce a relazionarsi.
Che i filosofi più importanti di oggi, i filosofi "a tutto tondo", quelli cioè che non si accontentano di fare ricerca in ambiti esclusivamente specializzati (ad esempio solo la logica, solo l'estetica, solo la storia della filosofia eccetera) ma affrontano questioni metafilosofiche e riflettono su temi trasversali a logica, metafisica, ontologia, etica, politica, che questi filosofi prendano posizione sulla questione religiosa della fede e sulla questione ontologica di Dio sarebbe secondo me necessario, e potrebbe facilitare il dialogo fra credenti e non credenti anche su piani più ampi rispetto a quello del messaggio di Gesù, confrontandosi, ad esempio, con i risultati delle scienze (cosmologia, teoria dell'evoluzione, storia naturale, matematica...).
Cosa ne pensi?

Un saluto, con affetto e sempre rinnovata stima,

Giulio





29 luglio 2013

Ripensare al compito della metafisica. Kant e l'infinito

Cantor e Russell hanno rilevato che nelle antinomie Kant fa confusione con l'idea di infinito. Gli mancavano gli strumenti concettuali (l'infinito attuale)...
Ciò si ripercuote sulla sua concezione di spazio e tempo, ma investe anche le conclusioni di Kant rispetto agli oggetti tradizionali della metafisica.

C'è quindi un lavoro da fare, se si vuole proseguire un dialogo con Kant e con le conseguenze del suo modo di impostare la questione della metafisica tradizionale, in particolare rispetto all'idea di mondo: provare a ripensare le questioni da lui poste ma aggiornando il concetto di infinito alle acquisizioni più recenti.

21 luglio 2013

Lo strano realismo di Ferraris

Può dirsi realista un filosofo per il quale spazio e tempo sono "coordinate epistemologiche e non ontologiche"?


Nel numero 50 (nuova serie) di «Rivista di estetica», A partire da Documentalità, in un breve intervento dal titolo "Spazio e tempo nell'ontologia di Ferraris", ho avanzato una critica al modo in cui Ferraris concepisce spazio e tempo nel contesto del suo "catalogo del mondo".
Ferraris, in Documentalità, afferma che mentre gli oggetti naturali e gli oggetti sociali stanno nello spazio e nel tempo, gli oggetti ideali stanno fuori dello spazio e del tempo. Poi precisa che gli oggetti naturali e sociali sono spaziotemporali, mentre gli oggetti ideali non lo sono. Per chiarire ancora meglio il suo pensiero, dice anche che il suo modo di concepire lo spazio e il tempo è assimilabile a quello di Leibniz, che riteneva spazio e tempo rispettivamente l'ordine di coesistenza dei corpi e l'ordine di successione degli eventi.
Nel mio intervento, interpretavo questa posizione dicendo che per Ferraris spazio e tempo sono relazioni, e rintracciavo poi la sua definizione delle relazioni, che definisce come "rapporti ideali che sussistono tra oggetti [...] "  quindi come "oggetti ideali spuri, perché dipendono da stati di cose".
Rilevavo però anche una contraddizione: per Ferraris gli oggetti naturali e sociali sono spaziotemporali, ma spazio e tempo, essendo oggetti ideali, sono fuori dello spazio e del tempo, ovvero sono oggetti non-spaziotemporali.
In altri termini ci troveremmo in questa situazione: esistono oggetti naturali e sociali che sono spaziotemporali ma non sono collocati nello spaziotempo!
Ferraris sembra insomma dire che le cose che ci circondano, alberi prati nuvole case tavoli sedie, sono spaziotemporali, ma lo spaziotempo non può contenerli perché ha una natura ontologica affatto diversa.
Questa contraddizione è legata al fatto che in realtà Ferraris usa due volte e con significati diversi la nozione di spazio-tempo. Una volta la usa per distinguere regioni ontologiche diverse: da una parte gli oggetti naturali e sociali, dall'altra gli oggetti ideali (e in questo primo significato si attiene implicitamente a una nozione comune, direi newtoniana, di spazio e tempo, cioè il grande contenitore degli oggetti concreti). Una seconda volta, fornendo precisazioni, adotta una nozione leibniziana di spazio-tempo ma ciò lo porta a collocare questa nozione all'esterno della regione spaziotemporale (secondo la prima accezione).

Nell'intervento finale, che chiude la rivista sopra citata, dal titolo "Risposte ai miei critici", Ferraris mi risponde così:
«[Giulio Napoleoni] riconosce che per me Spazio e Tempo non sono sostanze (come in Kant) ma relazioni (come in Leibniz), ossia sono coordinate epistemologiche e non ontologiche. Tuttavia, notando che nella mia classificazione le relazioni sono oggetti ideali, trova sorprendente che Spazio e Tempo siano oggetti ideali, dunque non siano spaziotemporali. Capisco il punto, ma mi sembra che sia un po' come stupirsi del fatto che 2 sia un numero e non due numeri: la mia idea del tempo non è temporale, la mia idea dello spazio non è spaziale, e la mia idea del formaggio non si mangia.»

Ebbene, mi pare che la risposta di Ferraris sia alquanto frettolosa, e che nell'intento di liquidare velocemente la questione abbia frainteso completamente i miei argomenti. È ovvio che l'idea di tempo non è temporale, perché è un'idea, un concetto, così come l'idea di spazio non è spaziale, l'idea di pietra non è dura e il numero 24 è un numero e non sono ventiquattro numeri. Ma qui non si stava parlando dell'idea di tempo, ma del tempo. Non si stava parlando dell'idea di spazio ma dello spazio. Potrei ribattere a Ferraris, usando il suo stile, dicendo che è un po' come se lui avesse detto, in Documentalità, che il tempo non è temporale e che lo spazio non è spaziale, cioè è come se avesse detto che il tempo non è tempo e lo spazio non è spazio.
Ma non voglio essere a mia volta liquidatorio e mi pare di aver chiarito, sopra, in modo abbastanza dettagliato la mia argomentazione.
La domanda che mi viene da porre a Ferraris, leggendo la sua risposta, è la seguente: quindi per lei il tempo e lo spazio sono solo idee? Non c'è un tempo reale a cui corrisponde l'idea di tempo? Non c'è uno spazio reale a cui corrisponde l'idea di spazio? Mi sembra una posizione difficile da sostenere, per un filosofo che si è fatto paladino del nuovo realismo.

3 maggio 2013

In quale mondo 2+2 non fa 4?




Immaginiamo un mondo nel quale se si avvicinano oltre un certo limite due oggetti simili avviene un processo fisico di "riproduzione materiale" per cui si genera un terzo oggetto dello stesso genere. Ciò accade solo, in questo mondo, per oggetti "interi", cioè non per parti di oggetti. Ad esempio non basta avvicinare la mano destra alla sinistra perché si generi una terza mano. Vale invece che se io accosto due pere se ne forma una terza, se accosto due diamanti uguali se ne forma un terzo e così via. A parte le ovvie differenze economiche rispetto al nostro mondo (non esisterebbe la fame, ad esempio...) ci sarebbero differenze notevoli, presumibilmente, fra la matematica di questo mondo e la matematica del nostro. Là, quindi, gli uomini probabilmente svilupperebbero una matematica nella quale 1+1=3, e quindi 2+2=6. Oppure potrebbero anche svilupparsi due diversi tipi di calcolo matematico: uno "materiale", nel quale 2+2=6, e uno "astratto" nel quale 2+2=4...
Un mondo così è un mondo "impossibile"?

2 maggio 2013

La metafisica-ontologia e il problema di Dio




Vorrei azzardare un'affermazione: che nella filosofia contemporanea, in particolare nell'ambito dell'area analitica, ci sia una grande fioritura di studi su questioni metafisico-ontologiche che però rimuova sistematicamente una questione che nella tradizione metafisica antico-moderna era ritenuta fondamentale, cioè la questione dell'esistenza di Dio. Per molti filosofi contemporanei il problema non si affronta più, forse non si può più affrontare. Ma perché?
Forse perché Kant ha mostrato che sia impossibile dimostrarne l'esistenza? (E quindi anche, specularmente, che sia impossibile dimostrarne l'inesistenza.) Se questo è il motivo, basterebbe rinunciare alle pretese dimostrative (in un senso o nell'altro) e limitarsi a pretese argomentative, come del resto vale per ogni altra questione filosofica. Del resto un altro classico problema filosofico, quello del libero arbitrio, ha resistito ben oltre la pretesa kantiana di mostrare la sua intrattabilità. Kant stesso, del resto, ha continuato a trattare la questione dell'esistenza di Dio nella Critica della ragione pratica, fornendo argomenti a sostegno della sua esistenza (e non più dimostrazioni).
Forse si ritiene che la scelta fra credere o non credere nell'esistenza di Dio sia da riservare alla fede o non fede, cioè che trattandosi di un presupposto dell'esperienza religiosa discutere razionalmente della sua esistenza o inesistenza possa costituire una sorta di "invasione di campo" della filosofia nella religione... che le esperienze religiose vadano rispettate come tali e che quindi la filosofia debba sospendere il giudizio su questo argomento.
Io penso invece che se la filosofia vuole occuparsi delle questioni fondamentali non può sottrarsi da questa, che è appunto fondamentale, se non altro perché riguarda il fondamento, o la mancanza di fondamento, o il tipo di presenza/assenza di fondamento, dell'intera realtà o universo che dir si voglia. E penso anche che debba affrontare la questione tenendo innanzitutto conto dei risultati delle scienze contemporanee, senza però limitarsi a queste ma proseguendo poi la ricerca con mezzi concettuali e immaginativi (mezzi che la metafisica tradizionale ha sempre usato).
Su questo tema ho già scritto due post, con riferimeti al problema della cosa in sé nell'interpretazione di Franca D'Agostini:

Il punto è: c'è un'altra realtà oltre a quella spazio-temporale e oltre a quelle che pur non spazio-temporali sono accessibili all'esperienza umana? (Intendo le realtà degli oggetti del pensiero - come gli enti matematici - e degli oggetti dell'immaginazione) E' tale realtà, se esiste, in linea di principio inaccessibile all'esperienza umana?

7 aprile 2013

Il M5S oggi

Il M5S punta alla conquista del potere trascurando le urgenze della collettività: è il classico errore della cattiva politica, che scambia i mezzi per fini. Altro che antipolitica!

13 febbraio 2013

Presentazione di "Menzogna" di Franca D'Agostini



LA FRAGILITÀ DELLA VERITÀ
E IL VANTAGGIO SLEALE
DELLA MENZOGNA

Presentazione del libro di Franca D’Agostini
Menzogna, Bollati Boringhieri, Torino 2012

Martedì 5 marzo
ore 17.30

Spazio del Sole e della Luna (ex Casa della Pace)
via Ulisse Dini 7, Milano

L’incontro è promosso da
Istituto d’Istruzione Superiore
SALVADOR ALLENDE
di via Ulisse Dini 7, Milano

Intervengono:
ANTONIO SATTA, docente di filosofia e storia
GIUSEPPE DEIANA, scrittore e presidente Associazione C.C. Puecher
FRANCA D’AGOSTINI, filosofa
insegna Filosofia della scienza al Politecnico di Torino e Logica ed epistemologia delle scienze sociali all’Università Statale di Milano

Introduce e modera l’incontro
GIULIO NAPOLEONI, docente di filosofia e storia



www.allendecustodi.it
www.bollatiboringhieri.it
www.filosofiapubblica.blogspot.it

3 febbraio 2013

Destra e sinistra: categorie finite?


Il blog collettivo Filosofia pubblica (www.filosofiapubblica.blogspot.it) invita a sottomettere post sul tema.
Alcune voci nel dibattito politico e nell'attuale campagna elettorale italiana sostengono che la tradizionale distinzione fra destra e sinistra sia completamente superata, ma di fatto queste categorie continuano ad essere usate. Qual è il loro reale potere orientativo? Con quali significati è corretto adoperarle? È giusto continuare a farne uso?

Testi (di circa 5000 caratteri) o file audio/video (di circa 7 minuti) devono essere inviati a filosofiapubblica@gmail.com

2 febbraio 2013

Filosofia pubblica


Si segnala l’apertura di un nuovo blog collettivo, dal titolo “Filosofia pubblica”, concepito come un luogo di incontro e confronto per le molte proposte oggi circolanti di rinnovamento della politica e della vita pubblica.
L’indirizzo è:
Attualmente, i promotori e gli aderenti sono: Antonella Besussi, Salvatore Veca, Gianni Vattimo, Achille Varzi, Adriano Fabris, Mario De Caro, Franca D'Agostini, Maurizio Ferrera,  Federico Vercellone, Francesca Pasquali, Giulio Napoleoni, Elena Ficara, Paolo Flores d'Arcais, Valeria Ottonelli, Paolo D'Angelo, Elio Franzini
ma la lista è aperta.

Sono invitati a intervenire tutti coloro che intendono prendere posizione sui temi seguenti:
-    FP – che cosa è la filosofia pubblica, come dovrebbe operare, quali rischi corre
-    Guerre culturali – conflitti paradigmatici e antagonismi intellettuali (tra scienza e religione, scienza e humanities, scienza e filosofia)
-    Fatti e norme – cognitivismo e anti-cognitivismo in etica, in politica, nel diritto
-    Ethos – etica dell’informazione e della comunicazione
-    Logos – il ruolo del linguaggio e dell’argomentazione nella vita pubblica democratica
-    Teoria/prassi – teorie politiche e ideologie, ideologie thin e thick
-    Nuovo paradigma – è in atto (come molti ritengono) un «nuovo paradigma»?
-    Nuovi media – ruolo dei social media per la formazione e la diffusione delle conoscenze condivise
-    Multiculturalismo – relativismo e rapporti tra culture
-    Biofilosofia – questioni bioetiche
-    Ecofilosofia – questioni globali (ambiente, amministrazione  delle risorse del pianeta, revisione degli assetti economici mondiali)
-    Ribellioni, rivolte, pace e guerra – transizioni (violente? non violente?) dalle dittature alla democrazia; analisi e gestione non violenta dei conflitti
-    Generi – uomini, donne e altro: discriminazione, violenza, sperimentazione di nuovi rapporti di genere
-    Pratiche filosofiche – la funzione dei filosofi come «mediatori terapeutici»: quale potrebbe essere, e quale formazione filosofica dovrebbe essere richiesta
-    Didattica – insegnamento della filosofia e fondamenti filosofici dell’insegnamento

IMPORTANTE - I post non dovranno superare i 5000 caratteri.
Spedire i propri testi (indicando l’area tematica di riferimento) al seguente indirizzo di posta elettronica:

Oltre ai contenuti postati di volta in volta, offriremo materiali di approfondimento nella colonna di destra del blog, in forma di contributi più lunghi di particolare interesse, interviste a filosofi italiani e non, video- o audio-lezioni, dibattiti, conferenze.
Siete dunque pregati di inviare link a siti, blog, pagine facebook e testi online che intendete promuovere.