29 ottobre 2009

Appunti per un sistema filosofico




Cosa dovrebbe contenere, oggi, un sistema filosofico?

Ho preso questi appunti cercando di rispondere:

Una presentazione dei principali “oggetti” matematici e logici degni di studio per il loro valore teorico e degni di contemplazione per il loro valore intrinseco (ad es. l’infinito)
Un’analisi dei principali concetti filosofici: essere, verità, identità, senso, realtà
Una sintesi delle scienze “strategiche” dal punto di vista di una visione generale della realtà naturale: cosmologia e biologia (teoria dell’evoluzione in particolare).
Una sintesi sull’uomo, sulla natura umana, che comprenda anche un’analisi dell’esperienza da un punto di vista fenomenologico (bisogno, volontà, emozione, percezione, ricordo, immaginazione, pensiero, azione) e una nuova teoria della sessualità.
Una riflessione sul senso della storia dell’umanità che sia connessa a un’interpretazione della contemporaneità.
Una riflessione fondativa sui valori costituzionali come valori-cornice all’interno dei quali possono esistere diversi sistemi valoriali personali o di gruppo (fil. politica)
Una riflessione sul senso di sé (orientamenti per l’esistenza)
Una riflessione sul senso degli altri (etica)
Una riflessione sulle principali forme di produzione culturale (l’arte, la religione, la filosofia, la scienza) e sui loro rapporti. Qui anche un chiarimento sul perché un sistema filosofico, in quanto tale, si pone come alternativo a una visione religiosa...

Il bisogno di una filosofia della sessualità




In un'intervista recente nella quale gli si chiedeva di commentare la bocciatura della legge contro l'omofobia (su Repubblica del 14 ottobre 2009) Gianni Vattimo conclude con queste parole: "In realtà la cultura anti-gay preesiste al cattolicesimo. La Chiesa, invece, potrebbe cambiare molte cose in materia di sesso e aiutarci tutti ad essere più liberi, ma non lo fa. E questa è la sua vera colpa. Non vuole metterci in condizione di mutare la nostra percezione del sesso, lasciando piuttosto che esso resti 'le sale petit secret', 'lo sporco piccolo segreto' di cui parlava Gilles Deleuze. Il sesso resta così uno 'scandalo', uno scandalo aumentato dalla mercificazione che gli è stata imposta dal capitalismo. Alla fine, saremo travolti da questa concezione del sesso." "E cosa bisognerebbe fare, allora?" chiede il giornalista. "Se ne fossimo capaci, dovremmo davvero fare una rivoluzione in campo sessuale. Nel senso che dobbiamo scegliere: o sappiamo darci un modo del tutto nuovo di concepire la sessualità o altrimenti resteremo prigionieri di questo status quo."

Sono pienamente d'accordo sulla necessità di ripensare a fondo i concetti con i quali pensiamo (e comunichiamo) la sessualità in generale, proprio per erodere dal nostro linguaggio e dal nostro pensiero tutte le incrostazioni cuturali e storiche che si portano dietro visioni distorte e confuse e rintracciare anche le evenutali origini "fenomenologiche" di certe associazioni (il sesso come qualcosa di scandaloso, sporco ecc). Ad esempio una cosa banale: il fatto che gli organi sessuali e un'importante zona erogena siano anche i punti dai quali il corpo espelle i propri rifiuti.

Cfr. in questo blog Verso una filosofia della sessualità, ottobre 2008

Segnalo un libro uscito di recente che forse può essere utile in tal senso (ne ho da poco iniziato la lettura e vorrei in futuro presentarne qui una sintesi critica):
Michel Onfray, La cura dei piaceri. Costruzione di un'erotica solare, Milano, Ponte alle Grazie 2009, ed. orig. Flammarion 2008.

14 ottobre 2009

Due animazioni per la Toccata e fuga in re minore

E' forse il pezzo più famoso di Bach.
Vediamo due modi molto diversi di illustrarlo con le immagini animate.

A che scopo? Perché "illustrarlo"? Il dubbio è che le immagini potrebbero distogliere dall'attenzione verso la musica, o potrebbero voler "imporre" un certo senso, mentre l'immaginazione di chi ascolta dovrebbe essere libera e guidata solo dai suoni... Ma le immagini, nel primo dei due video, servono secondo me individuare meglio la "struttura" del pezzo e quindi dovrebbero contribuire a migliorarne la comprensione.
Nel secondo, invece, occorre rendersi conto che si tratta di un accostamento del tutto soggettivo e che non ha nessuna pretesa di aiuto alla comprensione ma è solo un esempio di quali immagini visive possono essere in qualche modo poste in relazione al pezzo.

Il primo appartiene a una modalità che già conoscete bene se avete letto i post precedenti (a partire da quello sulla "tempestosità delle note ribattute"): si tratta di "the Music Animation Machine" di Stephen Malinowski (ha un suo sito facilmente rintracciabile da YouTube), una sorta di "notazione musicale grafica" molto simile in realtà alla notazione tradizionale ma più intuitiva e vivace (anche per l'uso del colore che sottolinea le differenti linee melodiche) e nella quale la partitura scorre e viene "illuminata" man mano che la musica procede.


Per il secondo video (dello stesso autore di alcuni video del post precedente) è forse improprio parlare di "illustrazione" della composizione bachiana, nel senso che in realtà qui credo l'intento non fosse quello di partire dalla musica e cercare di "renderla visibile" attraverso un'animazione, bensì quello di creare innanzitutto un divertimento visivo e trovare poi una "colonna sonora adeguata" (anche perché il brano è tagliato all'inizio e le immagini cominciano a scorrere dopo alcuni secondi e finiscono prima della fine della musica). Di fatto però ho l'impressione che l'autore abbia poi in alcuni punti, e soprattutto verso la fine, cercato di sincronizzare aspetti del video con aspetti della musica. In ogni caso la "grandiosità" e il muoversi maestoso dei suoni in tutta l'ampiezza dello spazio sonoro trovano un corrispondente, secondo me, nelle immagini. Consiglio la visione a schermo intero e in HQ.

Meraviglie del contrappunto






Il contrappunto è una tecnica compositiva che consiste letteralmente nel contrapporre punto a punto, cioè nota a nota, ovvero consiste nell'intrecciare linee melodiche autonome in modo che si incastrino armonicamente. L'effetto per l'ascoltatore è quello di assistere a un evento che si svolge su più livelli, con più dimensioni (tante quante sono le linee melodiche) e ne riceve in genere una sensazione di complessità ordinata o potremmo anche dire di molteplicità non caotica. Siccome questa sensazione corrisponde secondo me a quella che spesso ci trasmette la realtà se cerchiamo di considerarla nel suo insieme, il contrappunto può aiutarci a pensare un futuro sistema filosofico, che pretenda appunto di abbracciare col pensiero tutta la realtà (se non almeno quella di cui abbiamo esperienza...) cercando di mettere ordine al guazzabuglio concettuale che inevitabilmente si genera rispetto a tale pretesa.
Propongo come primo esempio l'ascolto della Fantasia in fa minore di J.L. Krebs per oboe e organo, nella versione trascritta e visualizzata da Stephen Malinowski, notevole per la calma (sottolineata anche dai timbri felpati e vellutati) con la quale il compositore intavola una grande quantità di linee melodiche, ben intrecciate ma anche sufficientemente distinguibili.
Se avete apprezzato siete pronti a godervi anche i successivi brani che vi propongo, tutti del grande J. S. Bach:
il contrappunto I dell'Arte della fuga, in una versione per flauti dolci: http://www.youtube.com/watch?v=-a6KUAONwzM
il preludio e fuga 20 dal I libro del Clavicembalo ben temperato: http://www.youtube.com/watch?v=Qj4lPhfG98o
il terzo movimento del Concerto Brandeburghese n. 4: http://www.youtube.com/watch?v=8cN9GjL4q_o
Naturalmente gli esempi potevano essere molti altri, ma questi mi sembrano particolarmente chiari e godibili e, spero, fonte di ispirazione per i filosofi di passaggio...

2 ottobre 2009

Se fosse umano

Una lince canadese. Se fosse un volto umano, che espressione avrebbe? Mi sembra in equilibrio perfetto tra l'ironico e il serio e non so decidermi.
Comunque, ecco un esempio del bello di natura.

1 ottobre 2009

Tornare al sistema


In Barlumi per una filosofia della musica (2007) Giovanni Piana scrive, nella sezione iniziale del libro,

– Pensare non significa affatto gettare un pensiero qui e un altro là. Un pensiero soltanto non è nemmeno un pensiero. Il pensiero deve essere, in un modo o nell’altro, organico.

– Non è affatto il caso di guardare con sospetto i “sistemi filosofici” del passato proprio perché essi non erano altro che modi, spesso mirabili, di realizzare quell’esigenza sistematica che fa parte del pensiero stesso. D’altra parte, scoprirai prima o poi che ogni sistema, considerato da vicino si frantuma in una infinità di problemi di dettaglio, e che autori che vengono lodati per la libertà intrinseca che sarebbe concessa da uno stile frammentario, nei mille e mille pensieri che propongono, hanno alcuni pochi pensieri fondamentali che formano i centri intorno a cui gravitano tutti gli altri.

In un testo di due anni dopo, Un percorso attraverso i problemi della filosofia della musica, Piana parla del testo precedente, spiega che è “fatto di frammenti, pensieri rapidi, analogie, citazioni di altri autori, talora commentate, talaltra no.” e ribadisce che “nonostante questa scelta di stile, continua piacermi un pensiero fortemente organizzato. In altre parole, ho una certa nostalgia per il “sistema filosofico” – non esito a confessarlo.” (Nel 1991 Piana aveva pubblicato un testo, Filosofia della musica, fortemente organico e sistematico.)


Mi interessa qui sottolineare questa tesi secondo cui il pensiero, e quindi la filosofia, ha intrinsecamente una vocazione sistematica. Mi trovo d’accordo e trovo una analogia con quanto sostiene Franca D’Agostini nei suoi lavori, in particolare in Nel chiuso di una stanza con la testa in vacanza, e cioè l’esigenza che la filosofia torni ad essere teoria generale. Sostiene che: “Le discipline filosofiche sono diventate fiduciose in se stesse, mentre la filosofia generale, o meglio la metafilosofia, continua a mantenersi fedele alle limitazioni di un tempo” (qui intende la tesi postmodernista dell’impossibilità di produrre metateorie globali, che giudica in realtà insostenibile perché auto contraddittoria: è una teoria della fine delle teorie…). La D’Agostini si propone di mettere ordine nella situazione metafilosofica attuale, mostrando convergenze sui metodi e sugli obiettivi generali che tutte le ricerche filosofiche di fatto in qualche modo presuppongono : ci sono di fatto accordi fra chi opera nello stesso settore disciplinare (e il pluralismo casomai è proprio nella proliferazione dei settori specialistici della ricerca filosofica, ma ciò non deve destare preoccupazione così come non la desta il proliferare dei settori di ricerca scientifica). L’indagine sui concetti fondamentali (ciascuno dei quali racchiude uno o più problemi filosofici tradizionali) è il terreno comune su cui i filosofi possono ancora confrontarsi.

Tornando alle affermazioni di Piana credo si possano sviluppare dicendo che il pensiero tende di per sé al sistema in quanto i concetti fondamentali sono collegati di fatto uno all’altro e quindi indagandone uno si finisce per essere portati a indagare quelli ad esso vicini e così via.

Ancora, però, di veri e propri nuovi sistemi filosofici non mi pare ce ne siano… Coraggio filosofi! Bisogna osare! Magari anche solo abbozzare sistemi, disegnarne lo scheletro. Pensare a cosa dovrebbe contenere un sistema filosofico attuale.

Proviamo a fare come Borges, che per vincere la resistenza a scrivere in modo narrativo cominciò a scrivere una recensione a un romanzo immaginario.

Proviamo a scrivere una recensione a un immaginario sistema filosofico attuale, a descriverlo come se esistesse anche se ancora non esiste...

vedi Appunti per un sistema filosofico
cfr.  Qualcosa esiste, ma come?