26 ottobre 2008

Capire Hegel: la dialettica soggetto/oggetto





Capire l'impostazione di fondo della filosofia hegeliana è sempre stato per me un problema, e la filosofia di Hegel è certamente una delle più difficili.
Nel volume di Franca D'Agostini "Nel chiuso di una stanza con la testa in vacanza" (Carocci 2005) ho trovato però dei passaggi illuminanti che mi hanno molto aiutato:

"Ogni realista difensore della cosa senza soggetto sta in verità parlando di se stesso, e difendendo il proprio modo di guardare la realtà. Questo vale naturalmente anche per i difensori della soggettività senza la realtà: almeno e se non altro in quanto devono postulare come reale, dunque violare e rendere oggettivo, quel soggetto di cui difendono il primato contro gli oggetti.
In altre parole, nel momento in cui difendo i diritti dell'oggetto, lo faccio dal punto di vista di un soggetto tanto potente da saper conoscere perfettamente, e perciò difendere, il proprio altro; nel momento in cui invece difendo i diritti della soggettività lo faccio assumendo il soggetto stesso come un oggetto e un dato obiettivato, e dunque postulo un oggetto tanto forte da poter modellare con la sua forma il suo differente.
Questa elementare dialettica è il vizio di forma di qualsiasi posizione unilaterale. Ma l'opinione di Gadamer (come quella di Hegel), è che tutti, i soggettivisti come i difensori dell'oggettivo, sono in qualche modo spossessati dalla oggettività di questa dialettica, che - essa stessa - costituisce il movimento proprio di qualcosa che non è interamente riducibile al soggettivo, né all'oggettivo, pur essendo proprio dell'uno e dell'altro."

Ecco. Questa è la dimensione in cui si colloca la filosofia hegeliana. Di che si tratta? Del linguaggio, di quella dimensione oggettiva ma costituita attraverso il "solidificarsi dell'esperienza umana in concetti-parole", quindi qualcosa che ha una radice soggettiva e la cui oggettività non coincide però con quella delle cose. "Il linguaggio non è né uomo né cosa".

Hegel esalta e valorizza questa dimensione intermedia fra le cose (gli enti fisici) e i vissuti (gli eventi mentali), in cui troviamo oggetti che sono un prodotto collettivo dell'umanità e sono collegati fra loro in una struttura non statica bensì soggetta al mutamento, alla trasformazione storica.

Questa dimensione è in fondo quella della filosofia stessa, quella nella quale si collocano le indagini filosofiche, e la filosofia è anche quell'ambito "intermedio" fra scienza e arte che potrebbe far uscire dalla guerra delle "due culture" (umanistica vs scientifica) invitando all'ascolto reciproco, fornendo un terreno comune entro il quale dialogare.

Forse il male culturale del nostro tempo è proprio il non riuscire a tenere insieme i discorsi sui fatti e i discorsi sui valori.

1 commento:

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good