Un uomo incontrò un saggio e gli domandò: «Sai dirmi che cosa è la realtà?».
Il saggio gli diede un pugno in faccia.
Il saggio, in questo aneddoto zen, si rifiuta di parlare della realtà, ma mette l’uomo di fronte all’urto della realtà stessa. Altri, invece, ritengono che la realtà, pur esistendo fuori della filosofia, è qualcosa di cui si può parlare. Nessun filosofo, comunque, sostiene che la realtà non esiste.
Queste e altre importanti riflessioni sono contenute nel bellissimo libro di Franca D’Agostini dal titolo Nel chiuso di una stanza con la testa in vacanza. Dieci lezioni sulla filosofia contemporanea (Carocci Editore, Roma 2005). Si tratta di un testo molto ambizioso, che impegna il lettore ma lo ripaga con la possibilità di conquistare una visione panoramica della filosofia attuale, affrontando i principali temi “metafilosofici” (= su che cos’è la filosofia, sui suoi compiti e i suoi rapporti con altri settori della cultura) del dibattito contemporaneo e alcune questioni cruciali della filosofia in generale. Continuando sul tema della realtà «il problema», scrive l’autrice, «è il diritto filosofico di parlarne, pur tenendo conto che la realtà è diversa dal discorso sulla realtà. La filosofia deve riuscire a forzare il linguaggio in modo da costringerlo a rispettare la realtà, nelle sue molte forme (materia o spirito, o entrambi; particella subatomica o cosa, o entrambe).»
A volte, infatti, sorgono problemi (problemi non solo etici o pratici, ma anche conoscitivi, teorici) perché viene trascurata o sottovalutata la dignità ontologica di una parte, di un aspetto della realtà, o al contrario perché si ritiene esistente, reale, qualcosa che non lo è, oppure ancora perché si confondono livelli di realtà che vanno tenuti distinti.
Riflettere su cosa esiste realmente, e sui differenti modi di esistere, è uno dei compiti, ancora attuali, della filosofia.
Il rapporto fra due persone, ad esempio, esiste nello stesso modo in cui esiste una sedia? E la rottura di un rapporto? Che tipo di cosa è? Come la classifichiamo? E l’assenza di rapporto fra due persone? È come la mancanza di una sedia in una stanza? Forse, quando pensiamo e cerchiamo di comprendere i rapporti umani, non dobbiamo usare categorie che provengono da discorsi intorno agli oggetti materiali e alle loro proprietà. Altrimenti rischiamo di pensare che siccome abbiamo iniziato un rapporto con qualcuno (d’amicizia o d’amore) questo rapporto continuerà ad esistere anche se noi non facciamo nulla per alimentarlo, coltivarlo, arricchirlo…
Queste e altre importanti riflessioni sono contenute nel bellissimo libro di Franca D’Agostini dal titolo Nel chiuso di una stanza con la testa in vacanza. Dieci lezioni sulla filosofia contemporanea (Carocci Editore, Roma 2005). Si tratta di un testo molto ambizioso, che impegna il lettore ma lo ripaga con la possibilità di conquistare una visione panoramica della filosofia attuale, affrontando i principali temi “metafilosofici” (= su che cos’è la filosofia, sui suoi compiti e i suoi rapporti con altri settori della cultura) del dibattito contemporaneo e alcune questioni cruciali della filosofia in generale. Continuando sul tema della realtà «il problema», scrive l’autrice, «è il diritto filosofico di parlarne, pur tenendo conto che la realtà è diversa dal discorso sulla realtà. La filosofia deve riuscire a forzare il linguaggio in modo da costringerlo a rispettare la realtà, nelle sue molte forme (materia o spirito, o entrambi; particella subatomica o cosa, o entrambe).»
A volte, infatti, sorgono problemi (problemi non solo etici o pratici, ma anche conoscitivi, teorici) perché viene trascurata o sottovalutata la dignità ontologica di una parte, di un aspetto della realtà, o al contrario perché si ritiene esistente, reale, qualcosa che non lo è, oppure ancora perché si confondono livelli di realtà che vanno tenuti distinti.
Riflettere su cosa esiste realmente, e sui differenti modi di esistere, è uno dei compiti, ancora attuali, della filosofia.
Il rapporto fra due persone, ad esempio, esiste nello stesso modo in cui esiste una sedia? E la rottura di un rapporto? Che tipo di cosa è? Come la classifichiamo? E l’assenza di rapporto fra due persone? È come la mancanza di una sedia in una stanza? Forse, quando pensiamo e cerchiamo di comprendere i rapporti umani, non dobbiamo usare categorie che provengono da discorsi intorno agli oggetti materiali e alle loro proprietà. Altrimenti rischiamo di pensare che siccome abbiamo iniziato un rapporto con qualcuno (d’amicizia o d’amore) questo rapporto continuerà ad esistere anche se noi non facciamo nulla per alimentarlo, coltivarlo, arricchirlo…
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