14 ottobre 2008

"Esiste" è un predicato?




Forse la vera questione importante, in relazione alla quale i predicati "esiste/non esiste" acquistano un significato preciso, è la questione dell'esistenza o inesistenza di Dio. Non è un caso che la tesi di Kant per cui "esiste" non è un predicato sia stata da lui costruita proprio attraverso la critica alla prova ontologica dell'esistenza di Dio.

Ma è poi vero che dire "X esiste" non significa nulla?

Si potrebbe anche sostenere che "X esiste" sta per "X non è un prodotto della mente umana".

Certo questo non vale in tutti quei contesti in cui parliamo proprio dei prodotti della mente umana, per esempio teoremi, romanzi, sinfonie, teorie filosofiche... Certamente tutte queste cose esistono!
I contesti in cui "X esiste" ha significato sono proprio quelli in cui si discute sull'esistenza o inesistenza di qualcosa, i contesti problematici. In primo luogo le discussioni su Dio, ma anche secondariamente quelle sulle anime immortali, i fantasmi, i poteri paranormali eccetera.
Quindi in un certo senso è vero che tutto esiste e si tratta solo (!) di specificare differenze fra tipologie di esistenza diverse (le cose materiali, le relazioni, i vissuti, gli "oggetti logici/culturali"...) ma su una questione come quella di Dio il porlo fra gli oggetti prodotti dalla mente umana o il porlo come esistente (appunto nel significato di "non prodotto dall'uomo") fa una grande differenza. La differenza (seguendo Pareyson) tra il sostenere che il mondo ha senso e il sostenere che non ha senso.

Letture consigliate per approfondire la questione:

L. Pareyson, Ontologia della libertà, Einaudi 1995 e 2000
F. D'Agostini, Logica del nichilismo, Laterza 2000
F. D'Agostini, Storia di "la verità non esiste", "aut aut", 301-302, 2001

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