Possiamo farci un'idea, per rispondere alla domanda che fa da titolo a questo post, andando a rivedere la trasmissione Zettel sul libero arbitrio, nella quale Varzi fa un intervento che ho trascritto e copio qui di seguito. Ma ci sono anche altre cose sue interessanti per il tema del libero arbitrio, intorno al concetto di possibilità... Uno scritto che si può considerare come un contributo indiretto su tema è il saggio scritto a quattro mani con Casati Un altro mondo? (Pubblicato in "Rivista di estetica" 19:1 (2002), 131–159) (Questo testo rientra nel mio Piano di studio di Partita italiana del libero arbitrio). Qui i due filosofi ragionano sulla domanda "Il mondo del senso comune è davvero un «altro mondo» rispetto a quello delle scienze fisiche?" (una accenno a come rispondono, in attesa di preparare una scheda esaustiva su questo testo, lo trovate qui ). Dico questo perché una delle molteplici facce con la quale si può presentare il problema del libero arbitrio è la tensione tra il punto di vista del senso comune (su come e perché noi persone agiamo, vogliamo, decidiamo) e il punto di vista delle scienze (su come e perché l'animale umano agisce, vuole, decide, sceglie, su come funzionano la mente e il cervello degli umani che agiscono e prendono decisioni prima di agire).
(Sul tema della natura umana vedi anche questo post recente:
Sulla natura umana e su sette regole per una filosofia qualitativamente completa)
Cartolina da New York di Achille Varzi in Zettel su Libero arbitrio
Quando si parla di libero arbitrio, una tesi importante e per certi aspetti molto intuitiva è quella per cui il nostro senso di libertà è a ben vedere una sorta di illusione cognitiva, cioè la conseguenza di una asimmetria tra il nostro modo di rapportarci al futuro rispetto al nostro modo di rapportarci al passato. Il passato lo conosciamo, e quindi ci è facile dire che non possiamo cambiarlo. “Quel che è stato è stato.” Il futuro no, non lo conosciamo. Ed è per questo motivo che abbiamo l’impressione, la sensazione, di essere liberi di agire e di fare quello che vogliamo. Però basterebbe che qualcuno ci dicesse di conoscere il futuro ed ecco che questa asimmetria verrebbe a cadere. E di conseguenza non sarebbe così difficile riconoscere che in qualche modo anche il futuro è già scritto. “Quel che è stato è stato, e quel che sarà sarà.”
Ora non è che io voglia sostenere questa tesi, però vorrei provare almeno a sostenere che la sua verità non abbia le conseguenze nefaste che la negazione del libero arbitrio sembrerebbe avere. In modo particolare non ne segue che uno debba necessariamente avere un atteggiamento di stampo “fatalista”. Per farlo vorrei per una volta servirmi anch’io di un semplice esperimento mentale.
Supponiamo che io sia un temponauta, cioè che io abbia una sorta di macchina del tempo che mi permette di spostarmi avanti e indietro negli anni. Anzi, credetemi, è proprio così… adesso questo è uno scoop… ma io sono nato nel 2958, e quindi vengo da un’epoca molto lontana, e a un certo punto ho deciso di venire a trovarvi, sono salito sulla mia macchina del tempo e sono arrivato qua. Qualche anno fa, poi ho deciso di fermarmi, mi piace molto il vostro mondo e vi faccio parte, esattamente come voi. Però prima di partire ho deciso di documentarmi. Ho preso tutti i giornali dal 2000 al 2050, li ho qui su questo microfilm, e quindi so esattamente tutto quello che è successo. In particolare so quello che è successo domani. Dico “quello che è successo domani” perché appartiene al mio passato… se mi mettessi nei vostri panni dovrei dire “so quello che succederà domani”. So quello che farai tu, e naturalmente so anche quello che farò io. So quello che farò perché è quello che ho fatto, è tutto qui nel mio microfilm. Non sono libero di comportarmi in modo diverso, perché sebbene “domani” appartenga al mio futuro personale, dal punto di vista del tempo storico “domani” appartiene al mio passato. E abbiamo detto che il passato non si può cambiare.
Ebbene, ditemi voi se stando così le cose il vostro senso di libertà e di libera scelta cambia. Cambia forse qualcosa, nell’ipotesi che il vostro futuro sia il frutto delle vostre azioni, delle vostre scelte, del vostro agire intenzionale? No, non cambia niente. Perché dal fatto che sia già vero oggi che domani farete certe cose non segue che non sia vero che le cose che farete domani non siano il frutto di una vostra scelta intenzionale, non sia in vostro arbitrio comportarvi in quel modo. Cioè, in un certo senso siete obbligati a fare quelle cose perché le avete fatte (è tutto qui nel mio microfilm, abbiamo detto), ma in un altro senso non siete obbligati: potreste comportarvi in modo diverso, avreste potuto comportarvi in modo diverso. Non l’avete fatto ma tant’è; questo non significa che il futuro non sia il frutto delle vostre azioni, così come lo è il vostro passato.
Quindi in breve: non potete fare cose diverse da quelle che farete, ma questo non significa che non le facciate perché siete costretti.
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