In un post precedente ho già fatto riferimento alla questione che Kant, nelle argomentazioni sulle prime due antinomie, non considera l'infinito attuale, ma solo quello potenziale.
Parlando invece dei postulati dell'imperativo categorico, nella Critica della ragion pratica, Kant argomenta a sostegno della necessità di pensare a un tempo infinito nel quale possa avvenire il perfezionamento morale richiesto dall'imperativo stesso. In questo caso mi pare che Kant abbia in mente l'infinito attuale, altrimenti il perfezionamento non si concluderebbe mai, sarebbe come un limite ultimo (mai raggiunto) verso cui ci si avvicina sempre più...
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