In un precedente post ho posto una questione sul concetto di piacere, lamentando i limiti della linea teorica Schopenhauer-Freud. Chiudevo chiedendo se qualcuno avesse notizia di una teoria alternativa sul piacere.
Ebbene, non molto tempo dopo, in uno dei miei consueti giri alla libreria Feltrinelli, mi imbatto in un libro di recentissima pubblicazione: Il piacere. Indagine filosofica, di Ermanno Bencivenga, edito da Laterza. Quando si dice "il libro giusto al momento giusto"...
Rimando ad un futuro post una recensione critica del testo, ma intanto posso dire che nei primi quattro capitoli Bencivenga espone la pars destruens, mentre la pars construens inizia nel quinto capitolo. Bencivenga critica la teoria dominante sul piacere (proprio quella linea teorica da me sopra richiamata) e propone una teoria nuova ma basata su classici, innanzitutto Aristotele. Contro la teoria del piacere come riduzione-annullamento di una tensione/bisogno/desiderio (che riconduce ad un nesso piacere-morte), propone il nesso piacere-attività o piacere-vita. Nell'Etica nicomachea Aristotele, contrariamente a quanto potrebbe apparire restando fermi al primo libro (che critica la vita dedita al piacere), imposta per primo il nesso piacere-attività. La virtù, l'agire razionale, è raggiunta quando tale agire razionale si accompagna al piacere...
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