Siamo sicuri che i programmi scolastici (dalle elementari alle superiori) siano proprio ciò che serve per la formazione di base dei giovani?
Credo si possa dire questo (l'ho sentito dire da colleghi e mi sembra un buon approccio al problema): uno studente che esce dal liceo dovrebbe essere in grado di leggere la prima pagina di un quotidiano avendo gli strumenti e le conoscenze necessarie per comprendere tutto quello che legge.
Questo potrebbe essere un buon criterio (anche se non l'unico!) per individuare i saperi fondamentali oggi.
Banalmente: parrebbe che senza capire qualcosa di economia non si riesca a capire molto di tante cose importanti che succedono. Possibile che nei licei non si tocchi mai l’argomento, se non indirettamente in storia o in filosofia facendo Marx? Oppure: possibile che uno studente delle superiori esca senza sapere quasi nulla della teoria della relatività o della meccanica quantistica? Almeno a livello intuitivo bisognerebbe dare delle idee un po’ più precise. Oppure la teoria dell’evoluzione, che è uno dei pilastri del sapere contemporaneo e che viene trattata abbastanza marginalmente anche allo scientifico.
Altra lacuna fondamentale: la psicologia…si fa un po’ di psicoanalisi facendo Freud, ma ad esempio della psicologia cognitiva non si sa nulla, mentre ormai è diventata un paradigma per la conoscenza della mente umana… La logica è quasi completamente ignorata, eccetera.
Si dirà che è un’utopia immettere tutte queste cose, che il tempo è già poco per fare tutto il resto, ma io penso che per esempio si potrebbero non fare tante cose che adesso si fanno. Insomma, ci vorrebbe una scuola che formi i giovani per capire il mondo attuale e per avere dei riferimenti aggiornati (senza entrare nei tecnicismi) su come viene visto l’uomo scientificamente oggi, la vita in generale, la società, il pianeta, l’universo.
Io vorrei inoltre rilanciare un’idea già proposta dal Manifesto per la filosofia, e cioè che la filosofia debba avere un ruolo più centrale e di base, come disciplina altamente formativa, se trattata anche nel suo versante teoretico-pratico: teoretico nel senso che dovrebbe insegnare ad avere una visione generale dei saperi, nel loro sviluppo storico ma anche nelle loro reciproche relazioni, e fornire un orientamento complessivo in essi; pratico nel senso che dovrebbe insegnare a ragionare e argomentare, e dovrebbe anche insegnare come orientarsi nelle scelte che la vita ci richiede.
Quindi la filosofia già alle elementari e alle medie (ovviamente non con l’approccio storico), e in tutti gli indirizzi delle scuole superiori.
Penso occorra innanzitutto, a livello progettuale, partire da una ricognizione di cosa venga insegnato di fatto adesso nei vari cicli scolastici dell’obbligo e nei diversi tipi di scuola superiore esistenti (già questo non è facile...).
Altra questione importante, connessa, a quella dei contenuti, è quella del peso orario delle singole discipline nel quadro dei vari curricoli scolastici. Un esempio, che è quello che conosco più da vicino: un tempo allo scientifico la cattedra di Storia e Filosofia prevedeva 15 ore più 3 a disposizione, distribuite in questo modo: in terza 2 di storia e 2 di filosofia, in quarta 2 di storia e 3 di filosofia, in quinta 3 di storia e 3 di filosofia. Poi c’è stato il passaggio alla 18 ore di cattedra, senza più le ore a disposizione, (Moratti), ma senza modificare questo tipo di impostazione (creando però problemi di discontinuità dei docenti nelle sezioni, cattedre spezzate, dove uno insegna solo storia e l’altro solo filosofia eccetera). Poi c’è stata la modifica del peso orario tra storia e filosofia (Gelmini): nelle tre classi del triennio filosofia sempre 3 ore e storia sempre 2. In pratica la storia ha perso un’ora nel quinto anno, mentre la filosofia ne ha acquistata una nel terzo anno. Questo però ha reso quasi impossibile insegnare bene la storia del quinto anno, il cui programma prevederebbe la storia di tutto il Novecento (per non parlare del primo ventennio del XXI secolo!)
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