26 settembre 2020

Le mie prime due settimane di lezione: W le classi dimezzate!

 





Non vorrei essere frainteso, ma l'esclamazione che segue i due punti, nel titolo di questo post, corrisponde alla mia esperienza personale, vissuta nelle prime due settimane di scuola. Vediamo di capirci.

Iniziamo dal principio: quest'anno, all'Istituto d'Istruzione Superiore "Salvador Allende" di Milano, siamo ripartiti con una novità importante: il cambio di dirigenza. La nuova dirigente scolastica, dott.ssa Cristina Magnoni, ha preso servizio il giorno 1 settembre. Già dal primo colloquio, per conoscerla, presentarmi, accoglierla, ho avuto un'impressione ottima e ho capito che avremmo finalmente avuto la possibilità di rinascere, di ritornare a un clima sereno, operoso e responsabile.

Sul perché io, volendo essere sincero, abbia appena scritto queste cose, con implicito rimando a un periodo oscuro nella storia del nostro istituto, scelgo di tacere: sarebbe troppo difficile, lungo e penoso ricostruire le vicende dei passati due anni e mezzo. Mettiamoci una pietra sopra, ricostruendo però almeno due fatti recentissimi, che vanno citati se vogliamo capire la nuova storia della nostra scuola: non avendo, il dirigente precedente, lavorato per lasciare una situazione già organizzata in vista della riapertura e non avendo lo stesso dirigente nemmeno gestito un passaggio di consegne, la dott.ssa Magnoni ha dovuto iniziare a organizzare tutta la ripresa dal giorno 1 settembre.

Passando attraverso due collegi docenti e un consiglio d'istituto, il modello organizzativo scelto è stato questo: alle classi prime è stata garantita la presenza in classe dell'intero gruppo classe, sfruttando le aule più ampie di cui dispone la nostra scuola, mentre le altre classi (con l'eccezione della quinta liceo classico, già costituita di 12 studenti, che sarebbe stato assurdo dimezzare) sono state divise ciascuna in due gruppi, che si alterneranno settimanalmente in presenza, mentre il gruppo che resta a casa seguirà in videoconferenza la lezione che viene tenuta in classe. All'inizio di ogni ora intervallo di 10 minuti, durante il quale gli studenti non possono uscire dall'aula se non per recarsi ai servizi. Protocollo anti-Covid molto rigoroso e dettagliato, che non sto qui a riassumere (ma è pubblicato sul sito della scuola).

La realizzazione di questo modello ha dovuto necessariamente essere rimandata, non avendo ancora l'istituto la dotazione tecnologica necessaria (un wi-fi che non poteva reggere il carico richiesto e deve quindi essere potenziato, un computer e una videocamera per ogni classe...).

Nella prima settimana, quindi, i gruppi che restavano a casa dovevano ricevere materiali/indicazioni di studio, secondo il modello didattico della "classe capovolta".

E in classe? La prima settimana lezioni tradizionali, la seconda... pure! (secondo la mia esperienza per due motivi: 1. gli studenti non hanno preso sul serio le indicazioni di lavoro, quindi quasi nessuno ha fatto quanto gli era stato comunicato di fare e 2. io non mi ero adeguatamente preparato ad assegnare "compiti autentici" da svolgere in classe per gli studenti presenti nella seconda settimana. In realtà nella seconda settimana mi sono sforzato di utilizzare almeno la lezione interattiva e la discussione guidata, oltre alla lezione frontale.

Ad esempio, nell'ultima ora di filosofia nella quinta del classico, ho letto la parte iniziale del paragrafo 58 del Mondo come volontà e rappresentazione di Schopenhauer, l'ho commentata, ed è nata una discussione spontanea che ho poi guidato: una lezione nel complesso molto bella, che mi ha gratificato e che sono sicuro sia riuscita bene anche dal punto di vista degli studenti. Accenno solo a come è nata la discussione.

Mentre stavo spiegando la tesi secondo la quale la felicità/il piacere esistono solo, per Schopenhauer, come soddisfazione di un desiderio/bisogno il quale in sé è sofferenza, una studentessa ha sollevato questa obiezione: momenti di felicità/piacere possono esistere anche quando capita di ricevere inaspettatamente qualcosa di bello/gradevole (per esempio un regalo da parte di un amico). In questo caso non c'è nessuna sofferenza precedente, nessuna mancanza... il dono veniva quindi portato come contro-esempio rispetto alla posizione di Schopenhauer.

Ma perché dicevo, nel titolo, "viva le classi dimezzate!" ? Perché in effetti, almeno per ora, in questa fase di limbo prima del prevedibilmente tempestoso inizio della didattica mista (contemporaneamente in presenza e a distanza), ti ritrovi a far lezione con classi di 10-13 studenti, obbligatoriamente distanziati... praticamente impossibile per loro distrarsi (con chiacchiere, scherzi eccetera, favoriti invece dalla prossimità del "compagno di banco"), molto più facile gestire una discussione guidata se si vuole cercare di sentire almeno una volta tutti gli studenti, molto più facile guardarli uno per uno mentre spieghi, molto più possibile avere un rapporto "autentico" con ciascuno studente, quasi un dialogo permanente... insomma, una pacchia! Certo, i gruppi che restano a casa dovrebbero darsi veramente da fare, nel frattempo, e questo non è facile perché sono abituati allo studio in vista della verifica/interrogazione. 

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