Cosa succede se un compositore inserisce nelle linee melodiche dei segmenti nei quali ripete più volte la stessa nota?
L’effetto è simile a quello di un martello… quindi comunica forza, decisione, tenacia...
E se a questo si associa la velocità?
Ascoltate e guardate questa sonata di Scarlatti, la K455, in una versione molto particolare curata da Stephen Malinowski
In un’altra sonata, la K141, la ripetizione di una stessa nota a grande velocità è utilizzata fin dal principio. Tutta la sonata mette in evidenza il carattere percussivo della tastiera, e l’effetto tempestoso è accentuato dall’inserimento di sezioni dove la ripetizione martellante parte dalla regione grave dello strumento per poi spostarsi gradualmente, come in una cavalcata, verso la regione media, con incursioni saltellanti fra l’acuto e il grave. Ve la propongo in una versione recente nella quale Martha Argerich, con l’aria di una vecchia volpe, attacca improvvisamente a suonare, quando ancora gli applausi per il suo ingresso in sala non si sono del tutto spenti, con una velocità sorprendente (che lascia però intravedere abbastanza chiaramente la struttura del pezzo):
Una versione per clavicembalo nella quale è ben evidenziato l’aspetto ritmico (in sestine) è la seguente, di Aline d'Ambricourt: http://www.youtube.com/watch?v=HLuYLN_k4lA. Altra versione per pianoforte, ma più lenta e con sottolineature molto diverse da quella della Argerich, è quella di Gilels http://www.youtube.com/watch?v=sZVwrYDCbCA. Un’ interpretazione molto percussiva, ma per clavicembalo, è quella di Rousset: http://www.youtube.com/watch?v=KdF_S57fyK8. In un altro video possiamo sentire e vedere sulla stessa sonata una Argerich giovane e focosa (ci sono differenze soprattutto nel finale, rispetto alla versione recente che ho proposto poco sopra): http://www.youtube.com/watch?v=PcsRl_LIJHA
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