13 febbraio 2011

Difendere l'indifendibile attaccando l'inattaccabile. Le confusioni di Giuliano Ferrara

Il titolo di questo post si riferisce a Giuliano Ferrara, che sta tentando goffamente di immettere intelligenza tra i sostenitori di Berlusconi.


Il "caso Ruby", dalle indagini dei magistrati di Milano al resoconto mediatico  che  le accompagna, sarebbe secondo Ferrara basato su un atteggiamento "puritano". Ma, come ben spiega Carlo Galli in una nota su Repubblica, l'accezione in cui Ferrara usa il termine puritanesimo è ben lontana dal radicalismo teologico e sociale del movimento religioso inglese sorto nel secondo Cinquecento.
L'indignazione verso il presidente del Consiglio non parte, come Ferrara vorrebbe farci credere, da un moralismo sessuofobico, ma dalle seguenti circostanze:
1) Berlusconi è accusato di due reati gravi e non lo sfiora l'idea che solo per questo potrebbe dimettersi
2) ha voluto inasprire le leggi contro la prostituzione: la coerenza tra pubblico e privato in questo caso è necessaria
3) ha dichiarato pubblicamente di non aver mai avuto rapporti sessuali a pagamento ma le intercettazioni lo smentiscono inequivocabilmente.
4) la tesi che potesse veramente pensare di avere a che fare con la nipote di Mubarak è insostenibile.
Sono queste le cose che indignano: l'uso sistematico della menzogna, l'incoerenza, la mancanza di onore.

Ferrara ha poi attaccato Umberto Eco dicendo che se va a letto tardi per leggere Kant (come Eco rivendicava al Palasharp) ciò non basta per poter capire Kant. Eco quindi non conoscerebbe Kant, mentre Ferrara sì, e avrebbe capito cosa veramente pensava il filosofo tedesco sulla politica. Su questo punto rimando a un articolo di Antonio Sgobba, Il legno storto di Ferrara, dove si esaminano i passi di Kant citati da Ferrara e si contesta punto per punto la sua interpretazione. Buon divertimento!

(Suggerisco poi a Ferrara di leggersi Kant e l'ornitorinco di Umberto Eco, farne un riassunto e poi pubblicarlo insieme ai suoi eventuali commenti critici)

Altra cosa ancora le motivazioni che spingono le donne, e gli uomini che sostengono la stessa causa, a scendere in piazza oggi, domenica 13 febbraio. Il comportamento di un uomo pubblico finisce, anche se privato, per fare da modello, apripista, legittimazione. E' quindi necessario arginare e contrastare, manifestando, la dilagante e misera immagine della donna trasmessa dal premier (anche, indirettamente, attraverso la cultura maschilista di cui sono intrise molte trasmissioni televisive).

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