2 marzo 2016

Le famiglie co-parentali





Commentando l'articolo di Maria Novella De Luca "Omogenitorialità", uscito su la Repubblica il 20 marzo 2009 e ripubblicato su Nazione Indiana da Franco Buffoni il 23 marzo 2009, ho scritto :

Un’altra tipologia di famiglia omogenitoriale è quella che viene chiamata co-parentale (o co-parenting): una coppia lesbica e una coppia gay si incontrano e costruiscono il loro rapporto intorno al progetto di far nascere uno o più figli. All’interno di ciascuna coppia ci sarà un genitore biologico che sarà genitore a tutti gli effetti; la/il partner deciderà che peso dare al proprio ruolo co-genitoriale (non è detto quindi che il figlio cresca con l’idea di avere due mamme e due papà: potrà avere anche solo una mamma con la sua compagna e un papà col suo compagno). La gestione del figlio, pur separata, sarà improntata al reciproco sostegno fra le due coppie, alla complicità e alla solidarietà. E’ importante, per la buona riuscita, che le due coppie vivano il più possibile vicine, in modo da facilitare gli aspetti logistici, e che ci siano anche momenti di vita in comune allargata (a quattro).
Famiglie di questo tipo sono presenti in Famiglie Arcobaleno, anche se in percentuale molto bassa.
L’articolo non ne parla ma mi sembrava giusto segnalare che esiste anche questa variante, nel variegato mondo delle nuove famiglie.

Ad oggi, per quanto si sente nelle discussioni sui modelli di famiglia alternativi a quello tradizionale, questa realtà è ancora molto poco conosciuta. Molte riflessioni si potrebbero fare confrontando questo modello con altri, non ultima quella che forse si tratta, più che di una famiglia, di due nuclei famigliari che procedono in parallelo, nei quali i figli si trovano a vivere una situazione simile a quella dei figli di genitori separati, con la differenza che in questo caso la separazione non è mai avvenuta perché i due genitori biologici non sono mai stati una coppia e hanno un rapporto che si costruisce gradualmente intorno al processo di realizzazione della loro genitorialità: i figli sono quindi già solo per questo motivo posti fin da subito al centro dell'attenzione, verso di loro convergono gli interessi dei due nuclei.
Va aggiunto che il co-parenting si può realizzare anche in varianti: coppia di donne-uomo single (gay o etero), coppia di uomini-donna single (etero o lesbica), donna single-uomo single.
Dal punto di vista economico realizzare un modello come questo non costa nulla (si basa sulla tecnica dell'autoinseminazione), ma occorre essere molto attenti all'accordo fra i due nuclei per quanto riguarda la futura gestione economica dei figli. Se i figli verranno cresciuti in collocazione prevalente presso il nucleo famigliare materno (come in genere si verifica nel caso dei figli di genitori separati) la legge prevede che il padre dia un contributo economico mensile alla madre per il mantenimento.
Nel caso in cui, invece, la collocazione presso i due nuclei sia paritaria l'accordo economico può prevedere una gestione comune delle spese per il mantenimento dei figli.

Rimando infine alla pagina che il sito di Famiglie Arcobaleno dedica agli studi e ricerche sulle famiglie omogenitariali, ricchissima di indicazioni bibliografiche per chi voglia approfondire il tema in generale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mi sembra un contributo molto importante. Attira l'attenzione su quello che credo sia il problema strutturale di fondo della nozione di famiglia secondo la formula moderna (nucleare, eterogenitoriale, ecc.): l’eccesso di funzioni e proprietà che si tenta di tenere insieme con questo termine.
In una famiglia tradizionale i genitori non sono genitori e basta: si è mariti, mogli, dirigenti amministrativi e pedagogici, finanziatori, co-finanziatori, mediatori politici, terapeuti esistenziali e psicologici, sanzionatori e deliberatori.... In più, si ricordi che all'interno di un rapporto "familiare" di questo tipo c'è spesso la scarsa affinità di vedute, esperienze, prospettive, delle donne e degli uomini. Inoltre, in una società così esigente dal punto di vista sociale e lavorativo come è la nostra, quali genitori riescono davvero a essere genitori, fino in fondo, tenendo insieme tutto il complicatissimo meccanismo di lavoro-famiglia-relazioni? Diciamolo: in queste condizioni la famiglia è innegabilmente una trappola mortale.
La formula di cui parla Giulio è un modo, uno dei possibili, per aiutarsi vicendevolmente ad essere genitori. È dunque un tentativo di “salvare” la famiglia, di trasformare la trappola nella risorsa che dovrebbe/potrebbe essere.