L'ontologia può essere il campo nel quale lavorare a un riordinamento/semplificazione/collegamento dei vari pezzi nei quali si è frammentato il sapere, sempre che riesca a non diventare anch'essa disciplina solo specialistica ma si apra a una comunicazione allargata verso il grande pubblico: sogno un'ontologia "alla portata di tutti", costruita utilizzando in maniera raffinata e immaginosa il linguaggio naturale. Il compito sarebbe infatti anche quello di riflettere e almeno in parte ricucire e colmare l'enorme divario ormai esistente fra discipline scientifiche e uso comune del linguaggio naturale.
Il problema è che per fare questo occorre calarsi almeno per un certo tratto nelle varie scienze, in modo da farsi un'idea abbastanza precisa del fondamenti e dei "contorni" per poi riuscire a restituire tutto questo in un discorso unitario nel quale le diverse prospettive possano essere messe a confronto.
Il filosofo quindi oggi più che mai dovrebbe essere un "dilettante di professione", uno "specialista della non-specializzazione"? Sì, almeno nella fase di ricerca, immersione-scavo nei saperi, ma poi deve sfruttare tutta la specificità della sua tradizione (il grande patrimonio delle opere filosofiche scritte nei secoli) per costruire questa nuova "macroteoria" posta in modo trasversale rispetto alle barriere di incomunicabilità e ignoranza reciproca che affliggono la cultura attuale.
Tornare all'ideale "pace filosofica" sognata da Pico della Mirandola? Un ostacolo, che segnala secondo me un nodo tuttora molto difficile da sciogliere, è il rapporto di tutto questo con l'esperienza religiosa... La religione (penso soprattutto ai monoteismi) sembra essere un elemento refrattario all'operazione che qui stiamo prospettando, soprattutto per la sua secolare incapacità di ascoltare la scienza. Ma ancora una volta, per chi sia interessato a questa impresa (marginale rispetto al compito fondamentale proposto in quest'articolo all'ontologia) la filosofia ha da proporre, nella sua tradizione, diverse modalità di "accoglimento" della religione nel discorso più ampio della ragione (pensiamo a Kant, a Hegel, a Pareyson) ...
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