Confronta e rifletti su queste due posizioni filosofiche contrapposte (pur non essendo state scritte in polemica esplicita):
Carlo SINI (in La fenomenologia e la filosofia dell'esperienza, una sua dispensa che circolava quando ero studente alla Statale di Milano): «Che significa “senso” dell'esistenza umana? [...] Ogni prassi ha evidentemente un senso. Se l'uomo primitivo sacrifica agli dei, questa operazione ha un senso. Essa però non si chiede, non pone il problema del “senso del senso”. Ciò compete appunto alla filosofia: è la filosofia che si interroga sul senso dell’aver senso. [...] La filosofia è il disvelamento del senso [...] (il senso, infatti, non è una cosa, ma una “intenzionalità” spirituale.)».
Alfredo CIVITA (in La volontà e l'inconscio): «il senso della vita si trova nei motivi e negli scopi, più o meno precisi e nobili, che motivano il comportamento volontario dell'uomo. Tutti conosciamo di quali motivi si tratta: scopi primari e pragmatici, scopi razionali o morali, altruismo o egoismo, la passione, l'odio, la disperazione e tutto il resto. La vita ha dovunque un senso, perché ogni comportamento umano ha il suo perché – a meno che non sia un comportamento interpretabile, come un sogno o un motto di spirito, nel qual caso il senso può essere ripristinato con l'immaginazione, introducendolo nell’apertura che si è aperta nella corrente del senso. Ci rendiamo conto che ben pochi si dichiarerebbero soddisfattidella nostra caratterizzazione del senso della vita. [...] La domanda sul perché del perché non può essere posta, a meno che ciò non significhi voler risalire al motivo del perché , e di qui al motivo di questo motivo, e così via in una concatenazione indefinita di aristotelica memoria. Ma è evidente che ci si interroga sul senso della vita non ha in mente questa concatenazione – una concatenazione che, peraltro, se seguita per un buon tratto, potrebbe riservare oscure sorprese. Chi si interroga sul senso della vita, è alla ricerca del senso del senso. Ma il senso del senso è un'aberrazione concettuale. [...] Proprio in quanto nella vita il senso è dovunque, diventa ingiustificato parlare, alla maniera dei filosofi, di un senso della vita. Con ciò non vogliamo ovviamente sostenere che il problema del senso della vita sia una finzione; ma non è un problema che possa essere risolto dalla filosofia, riflettendo sulla natura delle cose e degli uomini; da una parte è un problema risolvibile solo stando all'interno del mondo, a tu per tu con la propria vita; da un'altra parte, più filosofica, esso esprime l'inquieto smarrimento dell'uomo di fronte a quell'opprimente onnipresenza del senso che sbarra la strada all'immaginazione, impedendole di entrare costruttivamente nella realtà e di animarla.».