29 novembre 2020

... e io vi dichiaro marito e marito!

 


La frase del titolo non è la frase di rito, nella celebrazione delle unioni civili fra persone dello stesso sesso (in Italia non abbiamo i "matrimoni", abbiamo appunto le "unioni civili"), ma sta entrando sempre più nell'uso il termine "marito" per indicare il partner di un uomo, se la coppia gay si è unita civilmente (non so se valga lo stesso, simmetricamente, per l'uso del termine "moglie" in riferimento alle coppie di donne). Ed era del resto piuttosto probabile e prevedibile che ciò accadesse. Non abbiamo infatti, nella lingua italiana, un termine alternativo ma adeguato e calzante. "Partner", "coniuge"...? Troppo formali. "Compagno"? Può andar bene se i due non si sono uniti civilmente, ma non funziona se si vuole marcare la differenza. Bisognerebbe inventare un termine nuovo, ma come sappiamo nell'evoluzione linguistica spesso avviene il riutilizzo di termini già esistenti con significato modificato. Del resto è avvenuta la stessa cosa con il termine "gay". Quindi non stupiamoci se sentiamo un uomo dire: "Mio marito ha avuto un aumento di stipendio", o se sentiamo qualcuno dire, rivolgendosi a un uomo, "Come sta tuo marito?".

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