3 ottobre 2015

Arte o scienza? La filosofia sta nel mezzo. 2








C’è un lato creativo e di invenzione (quello che Popper chiama “il contesto della scoperta”) anche nella scienza migliore, nel “buon lavoro scientifico”. Questo è quello che io chiamerei il lato “artistico” della scienza. Sono i momenti in cui uno scienziato modifica il quadro di riferimento (come ha fatto Einstein con spazio e tempo…) o trova una sintesi nuova per pezzi di conoscenze che prima esistevano isolatamente (come Newton con la legge di gravitazione).
    Quando ho scritto (nel post precedente) che la scienza aspira solo all’oggettività intendevo che nella scienza l’intersoggettività dei risultati, delle teorie, delle tesi, è irrinunciabile: uno scienziato non può dire mai “questo è il mio modo di vedere le cose”. Un artista sì, anzi deve precisare sempre più e ampliare sempre più il proprio stile, il proprio modo particolare di osservare e creare oggetti e mondi.     
    Un filosofo sta, secondo me, a metà strada perché vuol capire come stanno le cose (oggettività) ma su questioni-limite, e allora diventa rilevante il modo di pensare che ha. Possono esserci modi diversi di pensare, che hanno a che fare con le personalità dei pensatori, con le loro personali esperienze.
    La logica (nel senso del saper trarre conclusioni da premesse) è la stessa per tutti, ma lo “stile di pensiero” può variare. Intendo: come affrontare i problemi, quali concetti fondamentali considerare più importanti, di quali problemi ci si innamora e quali invece si trascurano… sono scelte individuali dei singoli filosofi che poi determinano sistemi filosofici diversi: la filosofia di Kant è diversa da quella di Hegel, ma sono entrambe buona filosofia: come lo si spiega, se la filosofia fosse solo scienza? Non credo si possa dire che sono diverse solo perché appartengono a momenti diversi della storia della filosofia. Spinoza e Locke sono nati entrambi nel 1632 ma le loro filosofie, sicuramente vere filosofie, sono diversissime tra loro.
    Il fatto che la filosofia vada studiata, insegnata, imparata, non toglie che possa essere considerata mezza arte (oltre che mezza scienza): anche l’arte si impara e si studia e richiede ricerca, ma ricerca interiore più che verso il mondo. Un artista deve conoscere la storia dell’arte e deve imparare le tecniche (per esempio un musicista che vuole comporre studia armonia ecc.).
    L’artista ricerca la propria verità (il proprio modo di rapportarsi col mondo… Klee diceva che l’arte rende visibile ciò che non lo è), lo scienziato ricerca la verità sul mondo visibile, il filosofo cerca la verità su ambiti intermedi tra il visibile e l'invisibile (il possibile, il buono, il totale ...) quindi mette in gioco anche parti della sua soggettività.

Riporto qui un commento di Alfio Bonanno che mi sembra molto acuto e su cui occorre riflettere:

Alfio Bonanno E' un tema complesso. Il flauto magico o lo scriveva Mozart, o nessun altro. Invece la teoria della Relativita' o la formulava Einstein, o qualcun altro, era solo questione di tempo. In pratica l'atto creativo nella scienza e' definito ab initio. Nell'arte e' completamente "libero".



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