2 gennaio 2011

Ipotesi sul senso della vita umana (e sul senso della cultura...)





Per l'individuo della nostra specie sono fondamentali due cose:
1) coltivare se stesso, prendendo e rielaborando ciò che di meglio gli altri ci trasmettono/ci hanno lasciato.
2) dare il meglio di sé agli altri, trasmettendo/lasciando tracce di sé.

La prima cosa si scinde in due passaggi: a) capire come, in quale modo, in quale campo, ci si esprime meglio/si possono esercitare meglio i propri talenti; b) coltivarsi, realizzare i propri talenti. (Sempre in rapporto con gli altri e l'umanità in generale)

La seconda cosa è legata al fatto che la specie continua ad esistere anche oltre la nostra morte, e questa è una grande consolazione (rispetto al fatto che la nostra esistenza terminerà): miglioriamo quindi la vita della specie (quindi anche dell'ecosistema in cui la specie esiste...)!
Se riusciamo a trasmettere qualcosa di noi agli altri, questo qualcosa, per quanto piccolo, continuerà ad esistere anche se noi non ci saremo più, anche solo nel modo in cui altri agiranno avendo imparato qualcosa da noi (tutto ciò ovviamente si concretizza maggiormente facendo figli ed insegnando loro qualcosa, o producendo qualcosa che entra in rapporto con altri migliorando la loro vita in qualche modo...)

La durata della specie: la grande consolazione dell'uomo (non religioso...)

Sapere con certezza dell'esistenza di altre forme di vita intelligenti oltre la nostra, a cui potersi "agganciare", sarebbe un'altra grande consolazione.

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